Pensieri come bolle, ribollono. Basta poco per sorridere.
Allontanarsi dal sottofondo e poi avvicinarsi di nuovo per vedere se è ancora lì: ogni tanto è la vita, ogni tanto è il mio cervello.
Sotto un albero all’ombra mentre il sole scalda la panchina di fianco pensando a come occupare il proprio tempo e la propria mente. La mente chiede troppo tempo, il corpo si sente un po’ escluso.
Dai vado a correre.
Dai vado a correre.
Corro osservando le persone. Certe borsette a mezz’aria che aspettano sui marciapiedi. Chissà cosa contengono, oltre ai trucchi e ai fazzoletti, chissà cosa c’è nel fondo, oltre agli scontrini, le carte di caramelle e i volantini, magari un cacciavite, una pallina da ping pong o un contagocce. Alle borsette è attaccato un braccio che chissà chi aspetta di circondare. Dalle braccia pende un bracciale che chissà quando verrà perso per strada. Arriva un’altra borsa un po’ diversa agganciata a un altro braccio semiscoperto, con una mano piena di anelli e con le unghie colorate. Le braccia si toccano e le borse si avvicinano e staranno insieme per almeno un paio d’ore.
Anita.
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