Stavo steso sul telo
troppo piccolo, in quella parte la spiaggia crea un'ansa contro un lungo muro di cemento e l'acqua che si ferma non è mai pulita, così anche il materiale umano che si va ad accumulare là in fondo, non è
dei migliori.
Ma io mi ci sono affezionato, è
la spiaggia più vicina a casa e ci venivo sempre da bambino, in bici, con mio padre.
è un posticino incasinato, un non-luogo dove ognuno si ostina a farsi i cazzi suoi
nonostante la distanza personale irrisoria, la spiaggia ogni anno viene erosa, pezzetto per pezzetto, dalle ingombranti attività commerciali, io di solito sto vicino al bagno Oscar.
Stavo rimandando da un'ora il primo giro al bar, un po' per la distanza e il caldo, un po'
per il pudore di stappare la prima birra già alle tre del pomeriggio.
Di
fianco al mio telo una coppia di donne straniere e la loro
insopportabile bambina urlavano girando video col tablet, ovviamente
rendendoci partecipi tutti di emozioni, pensieri e paure relativi a
quei loro brevi giorni di ferie.
Pensavo a come staccare la mente da
tutto, come immergermi in un silenzio chiuso e personale in cui
galleggiare per qualche minuto, quando:
- oh mio dio, ma guarda è
bellissimo!
Qualcosa aveva catturato
l'attenzione della mia vicina, la madre straniera della problematica bambina straniera con tablet e poco dopo anche la sua amica erano in
piedi e protendendo la testa e l'indice verso qualcosa
- Incredibile, proprio
qui, non ne ho mai visti!
Parlavano di qualcosa che doveva essere vicino al muro, nell'acqua, a giudicare dalla direzione
della loro attenzione.
- guarda che razza di
roba, non pensavo ce ne fossero qua
Io stavo cercano da
mezz'ora di concentrarmi sul mio saggio tascabile, ma davvero non
c'era verso: il caldo, il telo troppo corto, lo schiamazzare di queste
oche, me lo stavano impedendo, quasi irritato provai a buttare
un'occhiata verso il muro, ma non vidi assolutamente nulla, solo acqua
sporca, alghe e un paio di bambini con secchiello e retino, tornai a fingere interesse per il libro, ma ancora
- guarda che è una cosa
davvero rara, dada fai una foto là!
La bambina riuscì solo
allora a scollarsi dalle sue registrazioni e a puntare il palmare
verso la zona tanto interessante
- odio che bello mamma,
posso andare là?
- no dada stai qua che
quello scappa subito, sai?
Niente, le parole del
libro respingevano la mia vista e mi decisi ad alzarmi in piedi, intanto si
era riunita una piccola folla davanti alla zona, una folla distratta, non
tanto nutrita da impedirmi di constatare che io, in quel punto, non
vedevo assolutamente nulla di anomalo. Pensai a qualche uccello o a
un grosso pesce, forse era arrivato verso riva un delfino, non era
una cosa rara, oppure un fenicottero aveva confuso la rotta dalle saline…una tartaruga arenata, ma nulla, la mia buona vista non mi faceva rilevare
nulla, nulla di davvero particolare né nell'acqua, né sopra il
muretto.
La cosa stava diventando
un piccolo evento: arrivava gente dagli stabilimenti vicini, le
ragazze ridacchiavano, i bambini sprecavano aggettivi e superlativi,
gli anziani, più distanti, scuotevano il capo con l'aria paziente di
chi, quelle cose una volta, era abituato a vederle ben più spesso.
Mi girai indietro, il
bagno Oscar, il mio bagno, era praticamente deserto, anche i baristi
avevano abbandonato la postazione, le bocce giacevano immobili nel
campo, nel ciocco del sole delle tre e mezzo, per quella cosa, si era fermata la già pigra stagione balneare a Lido di Savio.
Straniero tra gli
stranieri, come un albero solo, io non capivo. Vinsi la mia riluttanza ed entrai
nella festa dei curiosi: sudore, abbronzanti al cocco, sigarette, nulla io là non
vedevo assolutamente nulla, mi concentrai su una macchia scura a
circa dieci metri dalla riva, entrai nell'acqua fino alle ginocchia
- ehi signore, attenzione,
non sappiamo come potrebbe comportarsi, poi non vorrà che se ne vada via così…
Il bonario bagnino coi
baffi mi sorrise, paterno, facendomi cenno di rientrare col braccio
tonico a abbronzato ben proteso verso la mia spalla.
Rassegnato, con una gran voglia di rientrare a casa, tornai sul bagnasciuga,
quella macchia erano solo alghe, alghe e un agglomerato di cozze
marce.
Non c'era nulla laggiù, niente di niente.
- ma pensate se ne
presenteranno altri? Ma ci pensate che meraviglia sarebbe?
- Io sinceramente
preferirei stessero nel loro ambiente, questo sconfinare non è
assolutamente un buon segno è indice di squilibrio climatico e chimico e tropicalizzazione dei nostri mari e bla
bla bla…
- è bello è bello è
bello papà….papà...perché è bello?
- a me in enciclopedia
sembrava più grande, però che fortuna eh, Simone?
Tornai sul mio telo
dall'orribile colore salmone spento, lo presi e lo accartocciai buttandolo dentro il
primo bidone aperto: era un telo inutile.
Alle volte alle cose buttate ci penso subito dopo, che tipo avevo sto telo da vent'anni e da allora non ce l'ho più.
Poi tornai indietro, cazzo
oggi non mi era successo nulla, nulla di nulla, di particolare e non volevo andarmene
senza vedere questa Meraviglia, il Prodigio di Lido di Savio. Il
giorno dopo non volevo leggere un semplice trafiletto nella cronaca, magari
corredato da foto sgranata in bianco e nero, dove NON avrei comunque
visto la Cosa.
Tornai tra la gente,
volevo parlare loro, volevo chiedere cosa Cristo vedessero là che io non
potevo vedere, ma poi non riuscivo, le parole non mi uscivano dalla bocca, li guardavano e mi sorridevano, se era lì a tre metri, e doveva esserci qualcosa, dovevo
vederlo e basta.
Stavo di nuovo a pelo
d'acqua, i piedi a mollo, gli occhi puntati verso quell'unico punto,
poi guardavo loro, poi riguardavo là. Acqua gialla, una bottiglietta di thè che galleggiava: niente.
Rividi quella chiazza, ma
molto più lontana, non era quella delle alghe, era scura stavolta, era densa e scura come
petrolio, non era dove tutti guardavano, era almeno cinque metri più
in là
In mezzo a quel nero
scorsi qualcosa, un guizzo, un baleno, forse mi stavo semplicemente
concentrando troppo, su di un solo punto, ma a me pareva muoversi, anzi si
muoveva, si allungava assottigliandosi per poi tornare più corta e
tozza, sistematicamente. Si muoveva come un serpente, o meglio come un
bruco, si allontanava furtiva.
Ma non era una semplice
macchia, era qualcosa di intelligente, stava nell'ombra proiettata dal muretto
sull'acqua, al riparo, ora le vedevo! Come un rettile, forse per non esser vista,
forse non so, stava là e piano piano si allontanava sempre di più
dalla riva, ormai la scorgevo a malapena. Tutti puntavano sempre lo
sguardo a pochi metri dalla riva, era evidente che non stavamo vedendo la stessa cosa,
ora ne ero certo, la macchia restò ferma fluttuante vicino
al limite del muretto, mi concentrai a studiarla e sotto l'acqua mi pareva
vorticare, un turbine di colori stupendi e schegge dorate, gialle rosse, verdi le
balenavano al centro, in quella che poteva essere la sua pancia.
Per
qualche istante non sentì neppure più tutte quelle voci, era bellissimo e mi sentii
isolato, insieme a quei colori, mi rilassai molto, cominciai a vagare in qualche spazio dentro di me, che non pensavo di poter vivere, pensai di andare in acqua e di prenderla, abbracciarla, pensai di affogare, che forse la cosa giusta era provare a respirare l'acqua coi polmoni e stare là sotto, con la macchia, per sempre.
Ebbi paura però, tanto che dovetti
cambiare posizione dei piedi per riavermi e tornare vigile, appena lo
feci i colori erano spariti, la macchia si allungò ancora, stavolta
moltissimo e cominciò a scivolare piano, dietro l'angolo in fondo al
muretto, là c'erano solo scogli e acqua alta, là senza barca non ci
arrivavi.
Presi per il gomito il vecchietto spellato vicino a me
- Ma la vede quella grossa macchia, laggiù? La vede?
Quello mi guardo come se avessi una pistola in mano e fece due passi indietro
E fu allora che capì che nessuno vedeva la macchia.
La Cosa si mosse come una densa
colatura di pece calda e nera, che pastosa cade dal bordo di un tavolo a lunghi e spessi goccioloni filamentosi, e scivolò via,
sparendo per sempre, proprio nell'istante in cui il bimbo col fucile
d'acqua giallo disse
- papà non c'è più!