mercoledì 21 dicembre 2011

Cassetto n°2

Incontrarsi è casuale, l'ho sempre detto, eppure a volte afferro una logica dietro la coincidenza.
19:00, estate, leggo un libro, seduto su una panchina, pausa tra due appuntamenti. 
Ho scelto un luogo appartato, vorrei sparire mezz'ora e la macchina non è troppo discreta, leggere in macchina è da maniaci sessuali. 
Un parchetto in sistemazione in attesa dell'inaugurazione, il giusto compromesso.. un disarmonico tracciato di ghiaia, tra un parcheggio e le vecchie mura. Davanti solo lampioni, arredi urbani seminuovi, già danneggiati dai perdigiorno del centro storico, senza nessun messaggio urgente da urlare, solo disprezzo. Chino il capo e a terra, lattine di birra e mozziconi indicano baldoria la sera prima o qualcosa del genere.

Sto attraversando un momento di trascurabile angoscia, favorito anche dal libro,  bestseller lontano dal proporre qualcosa di interessante, da oltre duecento pagine. Osservando al di là della rete in plastica arancione, scorgo auto a spina di pesce, abbandonate da decenni, dove saranno gli autisti...
In questi momenti tutto costituisce distrazione e, con la coda dell'occhio, controllo un pachistano calvo sui quaranta, che si rinfresca i piedi nudi in una fontanella lontanissima. Poi lo perdo di vista e sparisce. Mi rimetto alla lettura, manca ancora mezz'ora al mio impegno, e vedo la ragazza, cammina seguita da un cagnolino che si trascina al guinzaglio. Lui si ferma, annusa, tenta di pisciare, con lo sguardo altrove, lo strattona, sollevandolo dal suolo. Porta una canottiera e un paio di mini pantaloni verde militare, scarpe da tennis bianche leggere, Superga, consumate e logore, alla moda. La mia prima impressione è quella di centinaia di ragazzine ravennati col cagnolino, paghetta o stipendio part time, unica preoccupazione controllare l'I-Phone più spesso possibile. Torno al libro, ma la cosa non aiuta e la testa si volta nuovamente verso lei, uno scatto meccanico. Si sta avvicinando ed ho modo di notare dei dettagli prima trascurati: gli occhi sono grandi e verdi, non è truccata, (punto a suo favore) e possiede una struttura molto esile e longilinea.
I capelli, castani, le scendono setosi sulla spalla sinistra. il colorito è pallido, nonostante il periodo caldo, e sulla coscia batte ritmicamente una minuscola borsa in pelle marrone, dalla lunga tracolla, indispensabile per cellulare, sigarette e poco altro. Nel complesso ho l'inspiegabile sensazione di un brutto momento, ma forse sono solo io a riflettermi in lei.
Eccola a meno di cinque metri, la mia attenzione, ora praticamente totale, mi fa notare il numero di nei sulle braccia e sul viso, tutti nel punto giusto, costellazioni orientali. Sebbene l'abbia etichettata solo carina ora devo ammettere che è davvero bella ed anche immensamente sola.
Il momento in cui mi passa davanti mi permette di fotografarne il profilo, contro l'ultimo sole, mi stupisco per come la mia visione di quel passaggio sia mutata nell'arco di cinque secondi. Una sconosciuta con un irrilevante cagnolino che taglia il parco è stata la presenza più emozionante della mia giornata. mica male, ormai la vedo di spalle, apprezzo delle inflessioni, dei rallentamenti nella sua andatura, mi piace pensare di essere il responsabile di quel tentennamento, forse il mio sguardo le ha fatto perdere un po' di quella finta sicurezza adolescenziale. Non ci sono contatti tra noi, neppure uno e lei continua a seguire il sentiero di ghiaia biancastra, poi si immette nel parcheggio, abbassandosi per poter passare sotto la recinzione in plastica, che in quel punto è stata abbattuta, scorciatoia verso il parcheggio.
Penso alle passanti di De Andrè, e a quell'Autogrill di Guccini, sorrido e chiudo il libro, pagina 215, so che non lo riaprirò più.

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