domenica 15 gennaio 2017

cassetto n°174


La cultura ci avvicina alla conoscenza o ce ne separa?

Queste opere sono il frutto del tempo rubato ad altre attività, ad altre scelte, mentre da sempre cerco di esplorare i miei limiti per riflettere sulle relazioni, sul rapporto con la natura e con le forze che la compongono: dipingere è solo uno dei tanti linguaggi che possono permetterci di familiarizzare con le verità, affrontando le nostre ombre.
La mia pittura ha sempre e comunque risentito del rumore di fondo della mia esperienza, uscendone talora esaltata, talora mutilata, ma sempre diversa.
Le continue morti e rinascite che contraddistinguono il ciclo di tutto, possono indurci ad aprire gli occhi o a coprirli con tele sempre più spesse e fitte, la funzione che ha l'arte, per me, è appunto scostare il “Velo di Maya” e fare esperienza di “altre vite” “altri occhi” “ altri segni” possibili e procedere per altre stanze.
L'installazione “Il Velo di Maya” si pone appunto come un'esperienza sensoriale integrata e fusa con uno strato sonoro prodotto nell'ambiente dal progetto #Oltremusica di Paolo Cantarelli e Paolo Farnedi e i reperti di Matteo Gritti. 

L'interazione con il pubblico sarà indispensabile per creare un'opera durante lo svolgimento della mostra stessa e procedere, così, in nuove stanze.