sabato 29 dicembre 2012

Cassetto n°72


Raccolgo le forze, e spesso non ne ho voglia, si tratta di un momento veloce, ma ne farei a meno. Accetto l'inevitabile e passo in rassegna desideri e mutazioni precedenti, mi preparo alla mutazione secondo il rituale. Esploro mentalmente nell'ordine: palato, lingua e gola, e altre zone molli che si possono ferire e procedo al trattamento degli spazi della stanza. Tolgo foto di amici e parenti, libri su temi religiosi, ricordi del passato, simboli

Poi impiego qualche minuto per ripetere alcuni mantra tramandati da conoscenti, lingue in disuso, bieche, oscure come la pece e potenti. Comincio la procedura di inspirazione ed espirazione controllata, visualizzo e colloco le tre sfere di colore a tre diverse altezze del corpo, dolore alla mandibola, lampi che van sopportati, li metto nel cassetto del dolore

Stendo nell'ordine collo, scapole e braccia fino ai polsi e alla punta delle dita, ripeto la lista dei passi concessi e vietati, mi aiuta a controllare il dopo, a darmi delle priorità, vanno assorbiti, disciplinati.
Mi incuriosivo prima, frammenti di consapevolezza irrompevano nella prima e nella seconda personalità rendendole confuse, reciprocamente curiose. C'era come un cercarsi tra il mostro e l'uomo, il rincorrersi. Ora provo solo dolore, un parto di corpi annidati uno dentro l'altro, come staccare le ossa dalla carne, romperle per allungarle e rinsaldarle ai muscoli, penso ad altro, immagini di pace.

Mi accorgo che sta finendo perché cala la vista, si riempie di odori, linee, dilatazione dei sensi, scansione dei tempi e separazione del da farsi dal già fatto
Guardo la stanza come distante da secoli, solo alcuni oggetti e abiti raffinati, poggiati sulle sedie e sulle poltrone in pelle nera. Costrizione di costole e flusso sanguigno alle gambe, orribilmente piegate all'indietro, eppure tanto efficaci nel togliermi da quel teatro ordinario. Il pensiero nuovo, neonato dilaga, si spande oltre le preoccupazioni distanti e mi toglie dall'idea della morte, dalla mia smisurata non vita_

martedì 25 dicembre 2012

Cassetto n°71

Arrivano le feste e mi faccio un giro per le strade della città e penso che vorrei prendere a calci un bambino, o anche due e vorrei andare in uno di quei bei negozi del centro, a comprare dei guanti in pelle, neri.
Entrare e passare sotto le tradizionali monocrome decorazioni natalizie, palline in uno sfondo di abete argentato con spruzzatina di neve spray, ed eccomi nel sontuoso atelier.
Sento il campanellino alle mie spalle tlin tlin mi appoggio su una gamba, e fischietto qualcosa al commesso del tipo: "mi prende quel modello lì, più grande quel modello là?" e intanto accarezzo le banconote in tasca, le allineo e incido e spezzetto gli angoli con le unghie, sono tante, sono in fila.  
Poi vado ad osservare altri abiti, col sorriso più falso del mondo stampato in faccia, e fingendo di godere di quel tepore, faccio perdere altro tempo al commesso, che lo sento ormai dentro odiarmi sempre più. 
Questo clima mi irrita lo stomaco e lo fa bruciare come gasolio agricolo ingoiato per imbuto. Allora guardo le facce degli altri clienti, impiegati profumati Hermès, che pensano di apparire ricchi e abbastanza felici, mentre hanno case fredde, maglioni bucati ai gomiti e scrutano le loro bare refrigerate. Immagino di chiedere a tutti loro quanto presto sperano di morire.
Sento una città che si contrae, che prova a vomitare un flusso denso, acido, che a stento passerebbe dalle grate delle fogne, corrodendo palazzi, mercedes e cani di media e piccola taglia.  
E se arrivasse davvero quell'onda, mi chiedo, mentre esco dal negozio coi guanti, se anche solo per un attimo arrivasse, riuscirei a sentirmi legato al mondo, mentre si alzano lievi i cori degli angeli e dei cherubini?

martedì 18 dicembre 2012

Cassetto n°70

Era ancora la neve a danzare insieme a Greta, lei che dove entrava portava il caldo, non era al suo posto da nessuna parte, pellegrina rifugiata in una tana nella neve.
ma soprattutto quando c'era tutta quella neve lei andava senza pensarci alla casa della nonna, andava in cortile a sentire il ticchettio della caldaia, essere meno sola.
Il tubo della caldaia le ricordava tutto insieme, un martello nel ventre. Greta aspettava di vedere le volpi a notte fonda scendere dalla collina per prendere i pezzi secchi di carne tra i denti, li gettava il macellaio, nel retrobottega, poi gelavano a meno dieci gradi.
Non poteva sedersi, per il freddo, ma aspettava un miracolo, un incanto danzante spuntare dalla neve per rincorrerla, giocare, non sapeva se sarebbe stato una volpe o un uomo, sarebbe uscito vapore dalla sua bocca.
Greta voleva le persone che aveva perso, salutarle tutte, quelle che ancora le urlavano dentro e farle uscire, vederle scappare nella neve, candida, sparpagliarsi nel bosco come alberi, o promesse. Sarebbero stati giovani, fermi come in fotografie o sarebbero stati spettri vibrazioni elettriche nel ghiaccio, o come potrebbero essere stati?
Avrebbe potuto scegliere lei, stavolta, chi rincorrere o se restare lì ferma, guardarli allontanarsi tutti, girarsi e fumare o
Aspettare solo
Greta odiava il sole, amava le neve

venerdì 14 dicembre 2012

Cassetto n°69

Oggi sono andato da Scout con un amico del Ghana, uno che si tratta bene, lui ha preso un cappotto. Io ho guardato delle bellissime papaline colorate della Carrarth. Molto belle le cose della Carrarth,  ma decisamente costose, e considerando che non mi pagano quasi più ho valutato anche altre berrette no-logo,  identiche,  che costavano meno di un terzo e pensavo: "accipicchia meno di un terzo!.." quindi otto euro, visto che quelle della Carrarth costavano venticinque.
"L'etichetta della Carrarth vale esattamente diciassette euro!" pensavo oggi. Alla fine non ho preso nulla, il che mi fa spesso sentire un eroe quando son lì lì per spendere dei soldi extra e riesco a tirarmi fuori all'ultimo. Ci si sente meglio e ci si sente che, come minimo, ci si merita un caffè, ma me lo son negato perché avevo fretta, avevo l'auto con le quattro frecce in un posteggio per handicappati in via Paolo Costa.

"Niente multa, grande giornata!"
Son partito e son andato a prendere un altro tipo, che diciamo mi sta molto sulle palle, più del primo, ma avevo detto che sarei passato io, così ho fatto. Non mi sta poi sulle palle, il tipo, quanto l'idea che sia naturale passarlo a prendere, fare il taxi. Quello sale e ironizza pure sul fatto che mi ha aspettato e fuori è freddo (un grado) io metto la freccia, ed esco dalla seconda fila.
Scraaaat... una Golf bianca, nuovissima, arrivata da dietro, si passa tutta la fiancata con la parte sinistra anteriore della mia Punto.

Quando faccio un incidente ho sempre quei tre millesimi che penso di svignarmela o almeno dare i dati falsi, che tanto l'altro è sempre un vecchio rincoglionito pieno di grana con un'orribile moglie che aspetta seduta dentro ecc... ma poi son stato lì, anche perché questi amici che erano su con me in realtà sono soprattutto ragazzi problematici, quindi mica posso fare il disonesto. Scendo e inizia a nevicare, le altre macchine suonano, siamo in mezzo alla strada,  il signore che ho danneggiato si rivela subito un distinto professionista del cid, e stendiamo un impietoso verbalino in cui mi assumo ogni colpa e si va.
Salgo che in bocca ho sapore di ferro, quello che sentivo quando prendevo quelle belle spallonate sul naso, al campetto da calcio, col freddo. E qualcuno intanto lontano rideva, si, rideva come un ubriaco.

Stasera poi mi ha chiamato: vuole 1250 euro, cioè non è che poi son pochini in questi tempi. Quando gli ho detto: Minchia!! quello ha pure ribadito che oggi, se non si vuol spendere, è meglio lasciarla a casa la macchina. Sorrisone aggiungo: io stavo lavorando, lui forse andava a prendere le calze di natale, quelle grosse coi fiocchi di neve.

Se ripasso da Scout la prendo, la berretta della Carrarth, magari pure quella col pon-pon arancione da ventinove euro!