martedì 25 dicembre 2012

Cassetto n°71

Arrivano le feste e mi faccio un giro per le strade della città e penso che vorrei prendere a calci un bambino, o anche due e vorrei andare in uno di quei bei negozi del centro, a comprare dei guanti in pelle, neri.
Entrare e passare sotto le tradizionali monocrome decorazioni natalizie, palline in uno sfondo di abete argentato con spruzzatina di neve spray, ed eccomi nel sontuoso atelier.
Sento il campanellino alle mie spalle tlin tlin mi appoggio su una gamba, e fischietto qualcosa al commesso del tipo: "mi prende quel modello lì, più grande quel modello là?" e intanto accarezzo le banconote in tasca, le allineo e incido e spezzetto gli angoli con le unghie, sono tante, sono in fila.  
Poi vado ad osservare altri abiti, col sorriso più falso del mondo stampato in faccia, e fingendo di godere di quel tepore, faccio perdere altro tempo al commesso, che lo sento ormai dentro odiarmi sempre più. 
Questo clima mi irrita lo stomaco e lo fa bruciare come gasolio agricolo ingoiato per imbuto. Allora guardo le facce degli altri clienti, impiegati profumati Hermès, che pensano di apparire ricchi e abbastanza felici, mentre hanno case fredde, maglioni bucati ai gomiti e scrutano le loro bare refrigerate. Immagino di chiedere a tutti loro quanto presto sperano di morire.
Sento una città che si contrae, che prova a vomitare un flusso denso, acido, che a stento passerebbe dalle grate delle fogne, corrodendo palazzi, mercedes e cani di media e piccola taglia.  
E se arrivasse davvero quell'onda, mi chiedo, mentre esco dal negozio coi guanti, se anche solo per un attimo arrivasse, riuscirei a sentirmi legato al mondo, mentre si alzano lievi i cori degli angeli e dei cherubini?

Nessun commento:

Posta un commento