venerdì 1 agosto 2014

Cassetto n°136

Sono innamorato di te, totalmente, senza spazi
devo bruciarmi, con l'accendino, per non pensarci
Sono innamorato di te
hai la pelle tutta dello stesso colore, hai annusato la luna per me  
l'hai portata dietro, per mostrarmela, 
ora la tieni tra i capelli

Lei si gira senza dire nulla, ha gli occhi più grandi del mondo, bianchissima, si appoggia a me, come la luna, si tiene ad una nuvola grassa, densa di pioggia, la fronte sulla mia spalla e finalmente piange. Riesce a singhiozzare su di me, per lei, mezz'ora. Questi pini secchi, da spacciatori, ora ci guardino, ci dicano loro, che siamo malati, grassi, sporchi, ci dicano loro chi è l'assassino, qua dentro, a volte le cose non sono facili da capire. Siamo due anomalie.
Tiro fuori il volantino, piegato in quattro parti, che forma 16 quadrati, e i bordi di ogni riquadro ora sono consumati, bianchi, filamenti di cellulosa bianca escono, dalla carta. La carta deve tenere perché il foglio stia insieme. Io e Bruna decidemmo di ridurne l'apertura a una sola volta al giorno, insieme, alla nostra panchina, la panchina del carabiniere.
Il nostro progetto, mi piace pensarlo così: il nostro progetto è una creatura a metà tra me e lei, gli autobus son pochi, partiremo da più vicino, da dentro il mercato del giovedì sera, da quel grande casino. Ho idea che troveremo un passaggio a sud, tra i bagni in spiaggia, un amico del bar non ha alcun problema a farci salire sulla Punto e portarci a Bologna, per venti euro. Il resto sarebbe anche meno complesso, col treno, potremmo anche andarcene, che ne dici?
Storci gli occhi grandi, mi guardi come un bambino, sei strana.

Il temporale immenso, il nubifragio estivo più grande degli ultimi vent'anni già si sentiva, era nell'aria, nei cavi dell'alta tensione che sbattevano, nel nervosismo degli animali, nei rumori nelle stanze.
Ho bevuto un birra e mi hanno beccato, 
Ernesto mi chiama da parte 
- ehi Giusè, te la fai una birretta? Offro io
- son tre anni che non bevo
E niente, accucciati dietro al solito chiosco, ne beviamo una da 66, a testa, in questo punto il sole non batte mai e mi fisso sui profili in cemento dei grandi alberghi in ristrutturazione, un albergo è quasi crollato ma a fianco ce n'è uno nuovo, color panna, che inaugura proprio oggi. Quello vecchio ha una piscina in cemento, vuota da quando sono qui, una volta ci vidi un gatto morto dentro.  L'albergo nuovo, invece, è un regno di pace e comodità, intravedo la hall, lussuosa, entrano ed escono solo belle coppie, abbronzate, di tutte le età e bambini, i ricchi hanno più figli, bambini che sembrano usciti da pubblicità dei dentifrici. Chiacchieriamo, proprio sotto al cartellone, la testa gira piano, con questo caldo già bella evaporata, ancor prima di essere scesa, la assorbo bene questa birra
- Dammi i vuoti, che li faccio sparire! 
E lì è un attimo, vado al cassonetto, mi sento solo gonfio, per nulla alticcio, poi vedo quella macchina e incrocio quel figlio di puttana di Piero, il custode. Nella sua station wagon bianca, proprio a trenta metri dalla comunità. Mi fa cenno di passare sulle strisce pedonali, indica le bottiglie e scuote l'indice, ha visto tutto e saluta, ride.
Che cazzata che ho fatto, non ho vent'anni ma che cazzata che sono andato a fare!
Ernesto stende i piedi sulla panchina, lui può bere, una birra al giorno, si accende una sigaretta, sono io il trasgressore, quello senza permesso.  
- Dì a quel vecchio di farsi i cazzi suoi, capirà, se parla ti toglieranno la donna, lo sai.
Ernesto la vita non è il ring della tua boxe, non è la tua panca in legno, non posso dirglielo, sarebbe come ammettere tutto
Ma non devi ammettere, ti ha visto, è già scritto.
Rientro che vorrei avere un bastone, per picchiarmi da solo, continuo a ripetere un sacco di frasi, la prima è che se rischio così l'uscita, di Bruna, vuol dire che non me ne fotte nulla..
- non avresti rischiato se ti interessava, la proibiranno ora, lo sai.
- una birra, una sola birra, non potranno farlo
- lo faranno e lo sai, era una prova, un test
- io non volevo, non ci ho pensato, questa è la verità...
Entro nel giardino, di fretta, con un dolore allo stomaco, dovevo pensarci prima, mi viene da vomitare, vorrei un' infezione, del pus per espellere la stupidità dal mio corpo, questo mattone. 
Lalla esce col gruppo verso il parco della conca, mi guarda strano. 
San già tutti che ho bevuto, avevo sopravvalutato la mia tenuta all'alcool e invece guarda che burattinata, Piero avrà telefonato, quel vecchio impiccione, avrà già riferito tutto ai capi, in alto. 
Per la ramanzina è solo questione di tempo.
Infatti, salgo in camera rassegnato, ma per le scale incontro Gipsy. Scende gli salini a due due, esultante, la caviglia sinistra gli scricchiola ogni passo cik cik...è il suo compleanno credo perché ride, ma Gipsy, tanto, ride sempre.


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