sabato 31 dicembre 2011

Cassetto n°6


Cerco pace nel whiskey,
e nelle sigarette, 
tirate veloci, rabbiose 
negli angoli delle strade. 
rabbia, impeto di emozioni primarie, 
come gli occhi ottusi
e profondi 
di Raymond Carver.
come il contatto con gli altri,
sesso veloce, 
gratuito, sbattuto per istanti 
contro muri esterni in marmo.
È freddo, dentro le persone. 
quindi ci affanniamo tanto, 
per un poco di calore
a buon mercato.





giovedì 29 dicembre 2011

Cassetto n°5


Pensieri come bolle, ribollono. ­ Basta poco per sorridere.
Allontanarsi dal sottofondo e poi avvicinarsi di nuovo per vedere se è ancora lì: ogni tanto è la vita, ogni tanto è il mio cervello.
Sotto un albero all’ombra mentre il sole scalda la panchina di fianco pensando a come occupare il proprio tempo e la propria mente. La mente chiede troppo tempo, il corpo si sente un po’ escluso.
Dai vado a correre.
Sul marciapiede cartacce, sputacchi. Le foglie dei pioppi hanno un lato chiaro e un lato scuro, con il vento le chiome sono cangianti, stanno lì per essere scenografiche e gli architetti neanche le ringraziano.
Corro osservando le persone. Certe borsette a mezz’aria che aspettano sui marciapiedi. Chissà cosa contengono, oltre ai trucchi e ai fazzoletti, chissà cosa c’è nel fondo, oltre agli scontrini, le carte di caramelle e i volantini, magari un cacciavite, una pallina da ping pong o un contagocce. Alle borsette è attaccato un braccio che chissà chi aspetta di circondare. Dalle braccia pende un bracciale che chissà quando verrà perso per strada. Arriva un’altra borsa un po’ diversa agganciata a un altro braccio semiscoperto, con una mano piena di anelli e con le unghie colorate. Le braccia si toccano e le borse si avvicinano e staranno insieme per almeno un paio d’ore.

Anita.

martedì 27 dicembre 2011

Cassetto n°4

Ho scattato una foto al monitor dell'ufficio del reparto, quattro riquadri numerati.
il monitor è importante perchè nelle sue riprese filtra aria delicata, di disinfettanti e di tabacco, più altri profumi al neon.
Seguo questo rettile di pavimento, non è liscio come vorrebbe, entra nelle stanze, lucido, sotto le porte, passa senza bussare e trova ognuno, solo tra le sue mura.
l'inquilino nella stanza cerca di ospitare il silenzio, ammucchiando le sigarette, allineando le pillole, come eserciti di soldatini in plastica.
si cerca un futuro già accaduto, celebrando la vita e di questi furti restano gli scontrini, incastrati tra il termosifone e il muro, ad annerire al caldo. grucce appese agli armadi, ondeggiano piano.
la guerra ha quindi inizio.

domenica 25 dicembre 2011

Cassetto n°3


Si aprono molte strade qui davanti, sono tutti vicoli ciechi, si vede già. Allora cerco un cucchiaio per scavare per terra, del cartone per farmi le ali, un martello per sfondare i muri, finchè il tempo passa, finchè non mi annoio. Poi col cartone pavimenterò
le strade e col cucchiaio e il martello inciderò i muri.
Ci vuole poco per non vivere nella spazzatura, basta desiderare di baciare la terra. Ma nei pomeriggi silenziosi i pensieri ruotano a spirale, si staccano dal suolo, volano nel cielo e non riesco a voler altro che aggrapparmi a loro. Assurda la geometria, irreale come il pensiero, tutti la cerchiamo con costanza.  Nella morsa dei simboli tocco l’erba e sono felice della felicità, di godere del sole e sentire il mio respiro correre.

Anita.

mercoledì 21 dicembre 2011

Cassetto n°2

Incontrarsi è casuale, l'ho sempre detto, eppure a volte afferro una logica dietro la coincidenza.
19:00, estate, leggo un libro, seduto su una panchina, pausa tra due appuntamenti. 
Ho scelto un luogo appartato, vorrei sparire mezz'ora e la macchina non è troppo discreta, leggere in macchina è da maniaci sessuali. 
Un parchetto in sistemazione in attesa dell'inaugurazione, il giusto compromesso.. un disarmonico tracciato di ghiaia, tra un parcheggio e le vecchie mura. Davanti solo lampioni, arredi urbani seminuovi, già danneggiati dai perdigiorno del centro storico, senza nessun messaggio urgente da urlare, solo disprezzo. Chino il capo e a terra, lattine di birra e mozziconi indicano baldoria la sera prima o qualcosa del genere.

Sto attraversando un momento di trascurabile angoscia, favorito anche dal libro,  bestseller lontano dal proporre qualcosa di interessante, da oltre duecento pagine. Osservando al di là della rete in plastica arancione, scorgo auto a spina di pesce, abbandonate da decenni, dove saranno gli autisti...
In questi momenti tutto costituisce distrazione e, con la coda dell'occhio, controllo un pachistano calvo sui quaranta, che si rinfresca i piedi nudi in una fontanella lontanissima. Poi lo perdo di vista e sparisce. Mi rimetto alla lettura, manca ancora mezz'ora al mio impegno, e vedo la ragazza, cammina seguita da un cagnolino che si trascina al guinzaglio. Lui si ferma, annusa, tenta di pisciare, con lo sguardo altrove, lo strattona, sollevandolo dal suolo. Porta una canottiera e un paio di mini pantaloni verde militare, scarpe da tennis bianche leggere, Superga, consumate e logore, alla moda. La mia prima impressione è quella di centinaia di ragazzine ravennati col cagnolino, paghetta o stipendio part time, unica preoccupazione controllare l'I-Phone più spesso possibile. Torno al libro, ma la cosa non aiuta e la testa si volta nuovamente verso lei, uno scatto meccanico. Si sta avvicinando ed ho modo di notare dei dettagli prima trascurati: gli occhi sono grandi e verdi, non è truccata, (punto a suo favore) e possiede una struttura molto esile e longilinea.
I capelli, castani, le scendono setosi sulla spalla sinistra. il colorito è pallido, nonostante il periodo caldo, e sulla coscia batte ritmicamente una minuscola borsa in pelle marrone, dalla lunga tracolla, indispensabile per cellulare, sigarette e poco altro. Nel complesso ho l'inspiegabile sensazione di un brutto momento, ma forse sono solo io a riflettermi in lei.
Eccola a meno di cinque metri, la mia attenzione, ora praticamente totale, mi fa notare il numero di nei sulle braccia e sul viso, tutti nel punto giusto, costellazioni orientali. Sebbene l'abbia etichettata solo carina ora devo ammettere che è davvero bella ed anche immensamente sola.
Il momento in cui mi passa davanti mi permette di fotografarne il profilo, contro l'ultimo sole, mi stupisco per come la mia visione di quel passaggio sia mutata nell'arco di cinque secondi. Una sconosciuta con un irrilevante cagnolino che taglia il parco è stata la presenza più emozionante della mia giornata. mica male, ormai la vedo di spalle, apprezzo delle inflessioni, dei rallentamenti nella sua andatura, mi piace pensare di essere il responsabile di quel tentennamento, forse il mio sguardo le ha fatto perdere un po' di quella finta sicurezza adolescenziale. Non ci sono contatti tra noi, neppure uno e lei continua a seguire il sentiero di ghiaia biancastra, poi si immette nel parcheggio, abbassandosi per poter passare sotto la recinzione in plastica, che in quel punto è stata abbattuta, scorciatoia verso il parcheggio.
Penso alle passanti di De Andrè, e a quell'Autogrill di Guccini, sorrido e chiudo il libro, pagina 215, so che non lo riaprirò più.

mercoledì 14 dicembre 2011

Cassetto n°1


Stanotte rieccoti, ancora, te che mi ossessioni, te che mi hai interrotto. 
Soprattutto quando le cose non vanno, tu riemergi e sei sempre a filo, in emersione. Andare avanti e ucciderti, ecco cosa  dovrei fare, ma non ho più spazio, sotto lo sterno. Ti trovo nei miei sogni, che son tormenti sudati di mascella serrata, in una piazza scarsa di letto e resta il clic di interruttore, una telefonata.
E tu, se sei fantasma, inquilino insolvente, cancro laborioso che gratta dentro la pancia per uscire, allora dovrai uccidermi per rivedere la luce. 
Nei sogni, sei liscia, sei la migliore, mentre ti preoccupi di tirar bene su la corda, risalendo dal pozzo in cui stavamo. Non devo più aver bisogno della prima e neppure della seconda fase di questo gioco, è folle, chi ama troppo  porta la felicità in autostrada, a giocare a palla. 
Per questo mi servo degli alcolici, della musica e un di un amico stanco, che mi vuol tirare fuori dalla merda, a mani nude, e in nulla di ciò, l’amore trova alloggio. Fuoco che scalda il doppio, per lasciar doppiamente raffreddati e io scelgo un tepore costante, meglio che incenerire nel sole, o morire di freddo.
Scrivo come penso, per dirmi che sei mia, proprio adesso che manchi, mi appartieni davvero, la forza delle cose sta nella tormenta, nel sangue versato fuori dal cuore, che mi stupisco ce ne sia tanto, ancora. 
Fanculo anche i bei momenti, son svaniti, come acqua nel terreno spaccato di crepe, siccità in fondo, non starò mai più così bene, come adesso, mentre brucio, nessuna ansia. 

Cassetto n°0

..generare mostri, scrivendo, è quello che mi interessa e se si scrive male..si deve fare comunque. Non si possono lasciare troppi fogli nei cassetti, non si chiudono.

Chi vuol seguire "marginidelfoglio" può spararci sopra tutte le cartucce della penna, da subito. Io non mancherò, nessuna selezione, non ne ho voglia..scrivere è una patologia, ha costi alti, ma  funziona così. 
A presto.