lunedì 9 giugno 2014

Cassetto n°130

Quattro mani enormi, davvero enormi, riempiono il tavolino del pub Abbey Road, queste grosse mani, che vorrebbero sfiorarsi, non possono più farlo.
Se poi ti stacchi da quelli mani, dal tavolino, oltre a due Guinness mezze vuote e svariate noccioline, vedi due uomini: seduti uno di fronte all'altro, uno giovane, uno vecchio, ti pare quasi una scena rubata, a guardarli così intimi.
Alessandro, o meglio SatanSantor, leader dei Disturbia, storica band della scena gothic metal di Brescia, se n'è andato nel 2009 dall'Italia e, in Norvegia, ha fondato i Satan's Sword.
Il padre è un uomo altrettanto enorme e barbuto, grigio e curvo dentro al petto scavato da giurista e bibliofilo, sembra appena uscito da una spazzolata di neve fresca, però beve Guinness come un ragazzino.
Se vedi Satan Sandor, è uno spilungone, lunghi capelli neri, completamente tatuato, vive a Oslo, viene a Milano solo due giorni all'anno, per sistemare gli affari di famiglia.
Santor fissa pensieroso il cappotto del padre, perché è giugno e non capisce cosa ci faccia, ancora, quel cappotto, su suo padre.
L'avvocato ha smesso di guardare strano il figlio già da tempo, la distanza chilometrica, l'acqua del tempo, l'hanno addolcito, sono sotto il sole a picco, ma l'avvocato ha un freddo tremendo, fin dentro alle ossa, il figlio bolle, suda, i suoi vestiti neri, sono ancora più neri, così inzuppati.
Satan oscilla sullo sgabello:
- Papà, sai che ora avrei il commercialista...
- Ehi, ma finisciti una birretta, come ti va?
- lo sai che va bene, non li leggi i giornali?
I Satan's Sword sono l'oro dei puristi del genere metal estremo, la Scandinavia non è stata una scelta casuale, là il genere va forte, fanno concerti, hanno tre bus, un elicottero e fatturano quantità di denaro imbarazzanti, ogni anno.
- ...e così papà, con le mie chitarrette e i pipistrelli, son finito a guadagnare molto più di te. Chi l'avrebbe mai detto?
- Credi mi dispiaccia? Io ne sono felice, felice, Alessandro
- Credo sia la cosa che al mondo ti rode più al culo, dopo le emorroidi, o forse ti son venute proprio così, eh babbo?
L'avvocato Bravetti, tesissimo, gioca col sottobicchiere in cartone, lo tiene in piedi sotto un dito e lo fa ruotare schiccherandone un bordo col medio, nelle sue mani pare una monetina. Sopra c'è raffigurata una lucertola che sorride. Lui ha le unghie lunghe, non curate.
- Ma papà, pensavo, perché siam così grossi?
- Tuo bisnonno, era lui grande, ma non come noi, almeno venti trenta centimetri in più, nel mio paesino era, per tutti, il "Pace", lo chiamavano per le questioni, appena appariva lui, tutti facevano subito pace
- Uhm, bella storia
Satan odia suo padre, ne odiava l'arroganza da professionista rampante e paraculato, prima, come ora ne odia la debolezza di vecchio diabetico asfittico; il tempo è un cane, pensa, quando vorresti non puoi, quando potresti, non puoi più...
Il padre, un tempo, passava le sere a leggere le denunce del figlio: ubriachezza, sesso nel bagno dei supermercati, droga, risse, rapine. Era un piccolo ribelle bastardo, ma, in fondo, aveva un suo stile, seguiva una linea e l'avvocato Bravetti sapeva, che quel progetto, sarebbe andato a segno.
Il successo, Satan, lo deve alla rabbia, il vecchio, gliel'ha regalata, Satan sente di non saper far le cose senza rabbia, non può essere bravo senza, ha cercato, quindi, solo rapporti burrascosi, caratteri contrapposti al suo, si è consumato, senza spegnersi, con puttane e discografici, amici e sfruttatori, sempre al massimo, sempre mollando per ultimo la canna, il boccale, il microfono, il coltello, solo per provare quanta resistenza potevano avere un corpo e un'anima umana.
E la sua teneva molto.
La rabbia è un tempo che non si recupera, è come fertilizzare troppo una pianta, per vederla crescere subito e morire il giorno dopo, bruciata. Ha un suo senso, ma è veloce.
Il sole era suo padre, l'acqua erano parole, promesse di farcela, che si era fatto e si era lasciato fare, e quelle grandi mani, fortissime, ora coperte di teschi e scritte, che avevano firmato per la Sony, e ora comprano case, auto, viaggi, mani che, da sole di per sè, restano tutto quello di buono che ha.
- Io oggi pomeriggio vorrei solo andare dal commercialista, poi scendere al Conad di Vigevano, prendere una cassa di Peroni calde, come ai vecchi tempi, parlare con la cassiera più brutta e scoparla sul retro, in piedi, vicino al container dei rifiuti, mentre tiene un piede sulle birre.
- Direi che se ti interessasse quello che penso, non me  lo chiederesti, quindi vai.
La domanda, però, è nell'aria, il vecchio è troppo dimagrito, ha troppo freddo, è troppo chiaro, è trasparente, dentro. 
Satan non ha nessuno voglia di farsela, la domanda, ma sopratutto, di formularla, ma la fa lo stesso
Qualcosa gli scappa dalle labbra e allora il padre parte, a ruota libera, a narrare che un equilibrio si è spezzato, quasi non sente più i piedi e piscia sangue ogni mattina, il medico dice che è qualcosa alla vescica, una di quelle robe con l'alito forte, che portano il freddo.
- Con quel che scrivo nei testi delle canzoni, mi capita spesso che qualcuno mi chieda di te, e sai che rispondo?
- No, non mi interessa.
Il tempo di finire la sua pinta, asciugare la barba col dorso della mano e pescare il portafogli, da dietro, e Satan è pronto ad andare.
- Quindi, il tuo tempo, sembra proprio arrivato, vecchio mio, posso solo augurarti una veloce discesa, hai seminato nulla e poco raccogli, a modo mio, ti ho voluto bene, da altrove, sempre.
Gli sfiora la mano, riaccende lo spino e lascia conto e mancia sul tavolino tondo in truciolato di legno.
Mentre si solleva in piedi, il vecchio vede questo membro del suo clan, altissimo, la barba nera, gli occhi gialli e cattivi, un naso a punta come le pinna di squalo.
Suo figlio appare come pura forza e determinazione, non sta fingendo, davvero non gliene frega ormai un cazzo di lui.
Dentro di sé, quell'arido vecchio, sente chiaro, un fremito d'orgoglio.

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