martedì 3 gennaio 2012

Cassetto n°7


Mi sveglio, il letto troppo caldo, umidità nell'aria e una sconosciuta accanto a me, che vuole parlare.
Ho i postumi di una sbronza violenta, la stanza fa schifo, tanfo di alcol ovunque, tre preservativi a terra, forse c'è del vomito, capisco, nell'ordine, di non amarla e di aver bisogno di una doccia.
Lei intanto ha iniziato a parlare, ha avuto una vita difficile, è una depressa scoppiata, ancora una volta, se potessi tornare indietro lo farei, anche per lei, ma non si può e penso già a farle del male.
"ah...si...studi architettura, senti...vuoi fumare?"                                                                                       vuoi morire?
L'Alba è passata, i sogni e la sbronza pure, ma c'è sempre lei ad aspettarmi quando mi sveglio, lei, capelli neri, rossi, biondi, truccata, banale, impegnata nel sociale... è sempre lì. Penso al serramanico nel cassetto del mobile dello studio, la vedo dimenarsi mentre le preparo un trucco permanente su occhi e bocca, inciso con la lama, sento tutto quello che potrei farle, e mi piace.
A volte provo compassione per la loro stupidità: puttane che entrano in casa di un uomo di 35 anni, non possono e non devono pensare di passarla liscia. Perché poi dovrebbero?                            perché sono ancora single, secondo te?
Intanto lei si sta lavando in bagno, stropicciando i miei asciugamani da cinquanta euro con il suo inutile rituale di pulizia, non ha rispetto di me e dei miei spazi in casa. Le preparo il caffè e lo zucchero piano:"ehm...vuoi del caffè? Io devo lavorare!"
"certo, ma dove lavori? Me lo dai uno strappo in università?"
"no, guarda, lavoro in casa, scrivo...e sono in ritardo di mezz'ora sulla tabella, capisci, i capi aspettano il libro, quindi...                                                                                                                                     ora vai via
Esce dal bagno, vestita e prende un libro a caso dalla mensola, proprio il mio ultimo uscito, guarda sul retro, vede la foto: "nooo, ma sei Alberto Adami? noo! ma ho scopato con te? Una mia amica impazzisce per tutto quel che fai!" 
"ah, dai,si?"
"io ho provato a iniziare "Le ossa dei vivi", ma, scusa, non sono riuscita a continuare, sei troppo negativo."
"scrivo per come vivo: male"                                                                                                        Vattene
Mentre maneggia il libro, come fosse una pochette Fendi, mi accorgo di essermi ormai scordato di Dio, il pugno sinistro è serrato, le nocche bianche, esangui. La vedo stesa nuda nella vasca, con la testa aperta. Il mio sguardo si perde nel rosso cupo sparato sulle piastrelle appena pulite, una ragnatela di goccioline vermiglio, il rosone di una cattedrale spagnola. "dicevo, devo lavorare...è tardi, più di prima!"                                                             salvati ti prego
lei si raccoglie i capelli, ha un collo lungo, un collo perfetto si spezzerebbe con un vento troppo forte.
"ok ok, guarda controllo una cosa veloce veloce su internet, ah e ti chiedo una sigaretta, ih ih!" squittisce
"NO, non hai capito DEVO scrivere!"                                                                                                                                                          è fatta
"Finito, guarda, ora spengo, stasera sushi?"
"ok, basta, aspettami qui, vengo fuori con te, ma devo prendere una cosa nello studio"

Stacco il telefono.

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