sabato 19 gennaio 2013

Cassetto n°74


Cercavo una continuità nella segnaletica, dopo sei ore di guida era davvero facile perdersi in pensieri,
ok per questo pneumatico che volò sul mio parabrezza uccidendomi e che fu una vera sorpresa,  ma il concetto è più complesso. 
Potrei anche dire che non dovevo essere neppure in auto, dovendo ritirare l'orologio al centro commerciale da almeno un mese, chiusura del negozio 19 e 30, ma sarei inesatto, proprio perché il corpo di 80 kg, sganciatosi dal tir, centrò in pieno il mio vetro alle 19 e 19, togliendomi dai pensieri della cena e altre piccole paranoie. 

Non per farla semplice ma non si muore subito, cioè si resta in una attesa di sviluppi anche per giorni o comunque per del tempo, intanto si continuano a fare cose della solita vita: film, evacuare, lavatrici, solo non si lavora e si è sempre da soli. La mia sala d'aspetto aveva le sembianze del vecchio appartamento dello studentato universitario, trasmettevano continuamente in diffusione Segovia, poi dalle finestre il paesaggio non era granché, alberelli e un parco, direi periferia bolognese, nessuna traccia dei miei vecchi coinquilini . Gli specchi erano stati tutti rimossi ma fuori e dentro non ero più identico a me stesso. Provavo grande accettazione e come l'odore di  polvere da sparo, ma forse quello era l'incidente, rimasto nell'aria. 
Ecco, discorso a parte per gli odori, il mio maglione aveva lo stesso profumo Dsquared di sempre, misto a sudore e sigarette, molta pioggia, un pò di asfalto e gas di scarico.

La ruota mi piombò sulla faccia a 130 km orari, una ghigliottina senza lama, non c'era tempo per fare bagagli, in una una tempesta di ghiaccio e vetri, ma non riuscivo ad interrompere un ragionamento iniziato prima, la mia ricerca della continuità. 
Cioè ragionavo su quanto la presenza nel tempo e nello spazio modificasse le vite altrui, le cose, il buongiorno dato la mattina, l'auto di lato che obbliga a cercare altro parcheggio, prendere al bar l'ultima brioche ai frutti di bosco. Ora, ad esempio, la vita del camionista sarebbe cambiata,  pensavo bevendo un deca nella mia stanza, sarebbe cambiata anche quella di alcuni infermieri, degli automobilisti dietro di me e quelli dell'altra corsia, di chi avrebbe letto l'articolo, la mia famiglia amici e conoscenti, legali, assicuratori, il mondo sarebbe cambiato. Nel farlo non provavo nessun dolore passando da una a zero vite Non leggerò più, pensavo, questo e altre mille faccende in cui cercavo almeno qualcosa a cui aggrapparmi, ma non mi appartenevano più.

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