sabato 17 gennaio 2015

Cassetto n°151

La testimone principale ha il giubbotto di una taglia più grande della sua, dice che le sembrava di aver trovato un pupazzo, come un manichino di donna, segato all'altezza del ventre, perpendicolare alla vita
Invitata a chiarire ripete che stava passeggiando con la bambina e col cane e ha visto quella cosa bianca, una sorta di mucchietto di stracci e carne, con la coda dell'occhio
- Ho sentito un lamento dentro, sembrava dicesse mamma papà, perché non mi  avete dato la felicità, cosa vi chiedevo? Solo un lettino e un po di luce la sera.
Erano due pezzi: busto e cosce,  gambe aperte, come a mimare di un atto sessuale, come un radar in ricerca di dio nella stratosfera, ci ha messo poco a capire che era tutto vero.
Ripete che sembrava come un manichino di donna, quella ragazza, non c'era sangue, solo posizione, le unghie iniettate di fango nero, i capelli tinti di rosso.
Vederle il viso cambiò la percezione dei fatti, tutta l'umanità di una bocca prosciugata e nera, spalancata, i denti, come gioielli lisci piantati male nella terra.
- Ma cosa ridi sciocchina, stai fuori tutta la notte nuda e non vedi come ti hanno ammazzata?
Un taglio nero le percorreva il volto, come inciso con un vetro da orecchio a orecchio, un sorriso che pareva dire non sono ancora bella?
- Si, sei bellissima, si vede ancora bene che sei bellissima, e tienili aperti bene quegli occhi, che ora arrivano i dottori della scientifica, e vedrai che bei giovanotti che sono quelli
Chissà che cercavi, in quella terra, forse ti han portata qui, ma non è certo successo qui, troppo pulita, sei stata ripulita.
Mi fai riflettere sulla mia vita o forse è perché anch'io, sto da anni, stesa a terra, a fianco a te, tu così grande e bianca da coprire il mondo.
Se sei del mio quartiere, magari abbiamo preso qualche caffè vicine, negli stessi bar. senza mai saperlo e forse ti invidiavo gli stivaletti di cuoio rossi.
Ho capito che mi dici di andare, il tuo corpo in due pezzi è come una freccia, punta diretta dalla parte opposta della mia, punta un sentiero, una valigia e degli stracci.
Poi mi porti alla banca e a comprare un biglietto del treno per nonsodove.
Poi mi porti a un lavoretto fortunato spuntato per caso dalla bacheca di un café, una piccola carriera sicura fuori da Los Angeles, un'esistenza che cresce lenta e felice, Guardare la Pontiac nera a rate, che protegge il portone di una casa, il cane deve mangiare e un sole che taglia.
Nella mia stanza in affitto ti penso, che forse non eri lì per caso, tra milioni di altre sere, milioni di parchi americani, ti eri fatta scaricare in quel posto,  proprio quando volevo fare un giro diverso, mentre il cane ficcava il muso nel fango fresco, forte sulle zampe e la bambina non smetteva di saltare a destra e sinistra, come una marionetta alzata e lasciata cadere da fili, ai bordi del sentiero.




Nessun commento:

Posta un commento