sabato 21 gennaio 2012

Cassetto n°13


Il telefono color crema è accanto alla abat-jour, vicino alle sigarette e alla nostra foto, sulla rubrica verde dagli angoli distrutti. Tu chiami qui, chiami casa per raccontarmi tutto. 
Vuoi dirmi di quanto sia bella la città, sei andata a trovare i ragazzi, ma io non me la sentivo di affrontare il treno, i pullman, poi il traffico e gli ambulanti coi chioschi al sole. Bibite troppo calde e panini surgelati.
Non ce l'ho fatta davvero a venire, scusatemi. Ti aspetto qui, a casa, nel giardino, con il tubo dell’acqua in mano e tu tornerai, distrutta e felice e mi porterai centinaia di foto dei ragazzi e di voi che ridete a Piazza del Campo. La batteria della Sony digitale quasi si scaricherà per tutte le immagini che vorrai mostrarmi, le vedrò e saremo felici di non aver fatto questo viaggio assieme, felici di esserci aspettati e di poterci raccontare qualcosa.
Ora non posso risponderti, sono occupato, anche se sento il telefono color crema che squilla. Vuoi dirmi dei colori della Toscana, l’oro del grano, il rosso di quel vino forte e intenso. Vuoi dirmi che stanno tutti bene e che la città è uno scrigno di tesori, di cultura e l’aria, la sera, profuma di caprifoglio ed estate.
Ci sentiamo domani, va bene, amore? Io ti aspetto. Aspetto la tua telefonata e già il cuore mi scoppia di gioia per quando mi dirai che ti si è spellato il naso, che ti hanno guardato inorriditi perché al supermercato chiedevi una sportina. Quando mi descriverai come sono sicuri i nostri ragazzi nel mondo fuori, parlerai di questo e quel ristorante e della polvere e dei colori del Palio.
Ci torneremo presto insieme in Toscana, te l’ho promesso, e vedremo Siena, San Gimignano e Volterra. Ci perderemo in tramonti e osterie, sarà dolce farmi guidare da te. Non a Firenze, che già ci siam stati, gireremo solo città medio piccole e dormiremo in masserie ristrutturate e stanze con prima colazione.
Ore 13:30, terzo giorno. mi richiami. Scusami, capita raramente che non ci si senta per tanto tempo e sei un po’ arrabbiata, un po’ sorpresa dalla mia assenza. Hai ragione, ma sai, la pigrizia è un panno caldo che mi rallenta e mi sto godendo un po’ di questa meritata solitudine.
Ore 15:30, il telefono squilla ancora. Non sarai mica in ansia? Ti avevo detto di staccare un po’…sai è incredibile, in due giorni abbondanti di solitudine, di quanti lavoretti e riparazioni mi sono accorto la casa abbia bisogno. Sono talmente tanti e microscopici che, confesso, mi accorgo di non sapermi organizzare. Partirò dal giardino, ho sempre adorato i lavori in giardino. A proposito, appena ti sento ricorda ai ragazzi di tenersi un week end libero a settembre per la grigliata in pineta. Non voglio assolutamente rinunciare alla nostra grigliata in famiglia.
Di cosa vorrai parlarmi? Forse della gente e delle stradine medievali, dei bambini che corrono coi fazzoletti delle contrade al collo e di Luca, nostro figlio, che per poco non fa a botte con un enorme turista inglese per una spallata data passeggiando. È sempre stato un torello, Luca.
Ore 18:00. Il telefono squilla ancora. E squilla, squilla.
Mi manchi, ma ti sento debole da qui, da dove mi trovo, in giardino, anche il telefono color crema si sente appena.



Nessun commento:

Posta un commento