martedì 10 luglio 2012

Cassetto n°47


Perchè poi, da me, c'era questa regola non scritta. Nei pasti, pranzo soprattutto, ci si sedeva, frettolosi, con una fame nera che gli stomaci combattevano indemoniati nei loro loculi, una fame che non ci si guardava neppure in faccia. 
Ma allo sporzionmento calava un silenzioso silenzio. 
Gomiti giù dal tavolo, ed eccoci proiettati nella Baviera del '700.
Si alzava il mento e gli occhi andavano nel primo posto pensabile: il piatto dell'altro. 
Grande armonia e sguardo fisso nel vuoto nel chiedere: "chi ne vuole ancora? è tutto a posto?", ma se ci si abbandonava ai piaceri del buffet con un carciofo o una fettina extra, ecco l'anello debole, l'ammorbato! 
Il bis andava negato fino alle contrazioni addominali. Ci si alzava, affamati, che la tavola era ancora imbandita, e tutti fingevano di essere sazi, simulando sbadigli, gran sfregamenti di ventre...partivano intanto nelle nostre teste progetti di saccheggi in dispensa, prenotazioni di spuntini multipli al bar.. in questa fase era essenziale, però, mantenere il contegno.
E poi mia mamma, che era l'ultima ad alzarsi da tavola, e aveva già proceduto a manovre di avvicinamento e aggiramento del tegame, spazzolava furiosamente tutto, tra gli insulti e lo sdegno generale.
Perchè nessuno è più veloce di chi ha fame.
Perchè alla fine ho sempre pensato che mia mamma aveva capito tutto.

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