sabato 17 novembre 2012

Cassetto n°67

-Porco cazzo! Dio cane!- mi scapparono due imprecazioni...fuori dalla chiesa, il cellulare mi era caduto lontano, sui sassolini del sagrato, odio novembre per partito preso.
Salii la scale, i muri gonfi d'umidità e mi sedetti in quell'ufficietto in simil radica, che stavo ancora pensando alla colazione saltata, quando l'altro iniziò a parlare: 
-hai paura della chiesa, questo posto?-
-ho paura del silenzio nelle chiese, di quel silenzio!-

Una figura sottile, il prete, odorava di cera. Era pronto, mi disse, a lasciare le cose terrene, solo che le sue mani erano aggrappate alla scrivania, mica tanto pronte.
-è normale provare rabbia, invidia, avere paura-
-padre, non mi fermo a pensare al bene, non credo lo farò ora!-
-ma cosa pensi di poter fare per questo?-
-ecco padre questo è il punto. Penso di non dover fare proprio nulla, sono troppo occupato a pagare la benzina, a schivare bambini sulle strisce e a portare la morosa a cena, una volta a settimana...-
-dovrai pur farti domande più profonde, no?-
-si, perchè vuole vedermi?-

La frase restò nell'aria, nella polvere sui libri, tra gli arnesi, le coppe, nessuna risposta. Ancora silenzio.
-io non ho risposte, padre, ho domande! Perchè cercare spiegazioni alla sconfitta? Lei finirà e non c'è nulla da scovare, nessun senso in tutto questo. Io qui mi blocco, non capisco più...-
-spiegami...-
-vede padre, se non riesco a essere padrone, io esco la notte in mutande, nel giardino a tre gradi e prendo tanto freddo...per non esser comodo. Da seduti il pensiero si assopisce, io devo muovermi affinchè il pensiero mi segua!-


Fuori era inverno, pestare di nuovo i sassolini fu una liberazione. Dietro le spalle lasciai un uomo, cose aliene a me, come si lasciano le sigarette a terra sotto le panchine, spensieratamente.

-buongiorno!-
La vidi in piedi, la donna che sorrideva tra sè e sè. Non feci in tempo e registrarne il viso che lei entrò nella porta, leggera, sembrava l'unica cosa che avesse mai fatto. Entrare

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