venerdì 8 marzo 2013

Cassetto n°80


Di certo non c'erano motivi per ridere, no, anzi, direi che avevo perso il sorriso da tre giorni. Nello specifico arrivai quella mattina al palazzo giallo della FreshMealsUnited SRL e vidi tre macchine parcheggiate: due grigie, una blu, ed erano auto costose, molto costose: vetri oscurati, arrivate da lontano, dai vertici. Non le avevo mai viste prima, il parcheggio della ditta eran pochi metri quadri, lo conoscevo a memoria, ci fumavo tre sigarette al giorno, e quelle macchine, non c'erano mai state.
Il signor A., fratello di B. e M., dipendente modello da nove anni, smise di parlare a me e a tutto l'ufficio, il giorno in cui, andando a difendere i suoi colleghi a una manifestazione, trovò sotto la sua auto un bigliettino bianco, c'era scritto "boom". Decisamente un avvertimento.
Dopo un lungo lasso di tempo riprese a ridere…ma anche per lui, come per il ragioner F, due mesi dopo, nulla fu  più come prima.
Il ragionier F. che era oltremodo una persona civilissima, aveva solo fatto notare che la macchinetta del caffè non dava le palettine, forse il suo tono era stato leggermente sarcastico, ma gli era stato ribadito che la macchina non metteva palettine solo nel caffè amaro. Lui, però, aveva insistito: le palettine non venivano giù e basta, non che questa cosa per lui fosse un problema, intendeva solo suggerire, a chi di dovere, di segnalare la cosa alla ditta appaltatrice.
Questo ragionier F era sparito dalla circolazione in tutti gli uffici FreshMealsUnited SRL in una settimana, lui e la sua onesta station wagon di importazione russa, si dissolti, svaniti i legami con la FreshMealsUnited SRL.
Ora era il mio turno, perché, altrimenti, quelle tre macchine non sarebbero state parcheggiate sotto la ditta. Se solo non avessi obiettato sul packaging del nuovo snack sportivo, lo Slancio Protonico. In una riunione ufficiale del marketing, tre giorni prima, avevamo ricevuto ognuno una confezione prova-lancio della barretta energetica in questione. Eravamo parte costituente della prova-packaging, cioè si valutavano parametri complessi quali accostamento cromatico, grafica, tattilità del materiale di confezionamento, eccetera.
Nelle multinazionali c'è questa fissazione per cui tutti i reparti coinvolti nella produzione devono, non solo conoscere il prodotto, ma amarlo, esserne intimamente e ossessivamente legati e credere che sia il miglior acquisto per sé e per la propria famiglia, quello che sceglierebbero dallo scaffale in modo automatico, preconscio.
In altre stanze del piano del palazzo, proprietà della FreshMealsUnited SRL, si tenevano contemporaneamente le prove di gusto e le prove di desiderabilità sociale.
A dirla tutta ero stato assunto sei mesi prima come aiutante grafico, ma offrivo anche consulenza al reparto marketing e pubblicità, quella pozza di piscio di ufficio era la cosa più vicina ad un trampolino di lancio che mi si fosse mai presentata nei venticinque anni di melma della mia esistenza fino ad allora. Quello stesso sei marzo, intorno alle undici e dodici, avevo fatto notare come l'atleta raffigurato nell'atto di strappare coi denti l'involucro della barretta super energetica Slancio Protonico, non avesse minimamente l'espressione di un ciclista ad un tornante a milletrecento metri di altitudine.
Più che altro l'atleta in questione pareva il membro di un qualche club che avesse incontrato un socio all'uscita di un cinema porno. Mi ricordo di aver detto proprio così: "il socio di club ornitologico, che cerca un'impassibilità pressoché totale per non essere riconosciuto". Poi sorrisi, se non sbaglio, quello doveva essere il mio punto di svolta, congiunsi le mani dietro la testa, aspettai. 
Il capoprogetto tacque per due minuti, direi quasi tre, poi strinse un paio delle soffici barrette nel pugno ed esplose vomitando di aver scelto la foto proprio lui, personalmente, e che era dispiaciuto della mia frase, perché l'atleta era il promettente nipote ciclista: D. A. Winstrol, diciassette anni. Bevve un sorso d'acqua e aggiunse che la foto l'aveva scattata in un sorprendete slancio fotografico la nipotina, sorella minore di D. A.: l'adorabile S. Winstrol, sei anni, prima volta con la Nikon in mano, sul monte Berufsberkleidung, nel Weimar, con un'esposizione perfetta, nonostante la giornata di forte sole. 
Smisi di ridere, le mie mani si incollarono dietro la testa, fondendosi in uno spasmo nervoso, non ho più riso davvero, da quel pomeriggio.
Ricordo solo che, uscito dal gruppo di valutazione,  ebbi come l'impressione che la verità mi avesse allontanato ancora una volta dalla felicità. Quel cuginetto masturbatore compulsivo ciclista, con la sua faccia di merda, e la solerte giovane sorellina, Diane Arbus in erba del cazzo, spazzarono via il mio metodico lavoro di sei mesi per farmi trovare sorridente alle macchinette del caffè, sempre pronto alle battute cameratesche sulla percentuale di negri nel calcio italiano, eccetera. 
Ero in odore di contratto serio, ma non più, ora ero di nuovo carne da macello. Mi avviai per il vialetto grondante di liquami di cassonetto che portava alla mia utilitaria, non potevo ancora usufruire del parcheggino privato dei soci. Ancora non sapevo di aver lasciato le luci accese, e che la macchina non sarebbe partita.

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