venerdì 3 maggio 2013

Cassetto n°89


...l'ultimo estratto è il numero 35! Esatto signori, abbiamo un vincitore! Il presentatore sorride a un punto lontano, la valletta gonfia il petto, parte una sigletta registrata.
Come un serpente, si infila verso di me, paralisi.
- Spostati dai coglioni gattaccio, spostati dai coglioni!
La bestia a pelo lungo balza sul parquet, soffia, mi guarda strano e si lecca una zampa.
Strabuzzo gli occhi, sento elettricità intorno al buco del culo: sono miliardario, cazzo, 35! Miliardario  da un secondo! Inforco le pantofole e balbetto a mio figlio di accendere internet, non riesco a dirgli altro. Un attimo di visione offuscata, un buco nero e mi pare di caderci dentro, davvero, col divano.
Torna il reale.
- Davide, per favore, vedi solo di accendere quel computer!
Devo ricontrollare, ma so di aver vinto, ho spinto ogni numero: sono sei, mio figlio lancia il portatile sul tavolino, li controllo, corrispondono. Angusto spazio.
Quello che non poteva accadere, è successo, a me. Una vampata di calore che, dallo stomaco, si schianta dietro lo sterno, braccia formicolanti, migliaia di formiche impazzite tra pelle e muscoli, dalle spalle verso le dita, ruotanti.
Se l'infarto fosse piacevole, ecco, come lo immagino: un infarto tiepido durante il massaggio sulla spiaggia.
Accade come dopo aver preso quei funghetti allucinogeni, ad Amsterdam, mi fecero effetto solo dopo la prima birra. Scopro che vincere grandi somme è una sensazione brutta, soprattutto fisica, è come un tunnel, dentro la realtà. Sarebbe bello alzarsi, andare a prendere una bottiglia dal frigo, ho del prosecco Valdobbiadene. Ma nessun neurone riesce a condividere un solo  impulso col suo vicino, neppure io. Angusto spazio.
Mi ritrovo al momento dell'acquisto del biglietto.
Volevo prendere le sigarette, le cazzate, ma le tre rimaste bastavano giuste per la sera e optai per il tagliando. Di solito preferisco avere un pacchetto di sigarette pieno e non spendo soldi in cartaccia, ma lo presi. Entrato in macchina lo misi tra le analisi del sangue, ancora chiuse.
Ho paura di guardare in fretta gli esami medici, li controllo sempre dopo, con calma, poi van sempre bene, è una fissa vecchia, di mio padre.
Entrai in casa, il biglietto cadde dal plico ospedaliero su macchia di gelato in cucina. Un buco nella busta ecologica Conad. Ottima idea, lasciare la spesa al sole, in macchina, mentre stavo ricordandando i  militari con Piero, appena rientrato da una rimpatriata del 13eismo reggimento, fanteria. Proprio una persona umile lui, educato e cauto, una persona umile.
Di solito butto le sporte vuote nel cassetto, senza togliere scontrini, pubblicità varie e lì, sarebbe rimasto il biglietto, se non avessi incontrato Piero, se non avessimo parlato di sport e del buon vecchio sergente Rocetti, squallidamente ribattezzato "frocetti", dal gruppo. Grazie anche al gelato alla fragola, per il suo tempestivo squagliamento.
Non buttai il biglietto nel sacco dell'immondizia, probabilmente per questo, cazzate, tutto molto angusto.
Non succede niente, silenzio, mio figlio impreca sulla ricerca di fisica.
- Davide! Vieni qui...
- Si vecchio, te l'ho già portato il computer!
è come se i pori della mia pelle mi tradissero ed ecco mio figlio, che passa, fa un passo indietro e mi guarda piegandosi, come un collezionista che intravede la moneta che stava cercando per tutta la fiera, da una vita.
- Stai bene papà?
Io assicuro che si, tutto bene, non riesco a dire niente a nessuno, potrei stare così per sempre, non incassare il denaro e aspettare qualcosa, sul divano, aspettare una conferma, mi accorgo che sto accendendomi una sigaretta in sala, rimetti via l'accendino, idiota. Non si fuma qui! Penso.
- Mamma, il babbo è strano, ha gli occhi a palla!
Mia moglie si sporge dalla cucina:
- Senti è rimasto del caffè lo butto o vuoi che te lo scaldi?
- Si, un caffè, scaldamelo e non metterci lo zucchero!
- Cooooosa? Come non metterci lo zucchero?
- Te l'avevo detto mamma, è strano stasera

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