venerdì 28 febbraio 2014

Cassetto n°120

Già troppi anni fa, David Foster Wallace scrisse qualcosa di perfetto a proposito di una cosa divertente che non avrebbe fatto mai più, e aveva ragione. 
David fu invitato a partecipare a una crociera d'extralusso per la upper class americana. 
Il clima di sospensione del tempo e l'atmosfera da "anticamera della morte" fisica e spirituale che si respirava, lo toccarono fino a spingerlo a produrre uno dei libri più ironici e spietati degli ultimi trent'anni.

Entro alla Conad, devo prendere almeno la pancetta, lo Scottex e il latte, ma tanto so che qualcosa lo scorderò.
Il weekend scorso l'ho trascorso partecipando a una convention che, in qualche modo, ha rievocato in me quella lettura wallaciana  di atmosfera e rarefazione estrema.
La mia compagna lavora da un anno per una ditta di prodotti per il benessere sessuale e sexy-toys, già da tempo mi aveva chiesto se l'avrei accompagnata alla convention annuale della sua ditta, l'atmosfera degli alberghi e delle riunioni commerciali low cost mi ha sempre attirato, perciò accettai immediatamente. 
Arriviamo nel pomeriggio del giorno stabilito all'albergo: un quattro stelle con annesse terme, edificato attorno alla sospetta fonte termale di Abano Terme, come ogni altro albergo, lì intorno. Già nella hall l'odore inconfondibile si propaga, per quanto mascherato da diffusori ed essenze su ogni tavolino: è uovo marcio e zolfo. 
Entriamo nella stanza, è caldissimo, qua non riscaldano con caldaie, fanno entrare l'acqua termale direttamente nei termosifoni, in tutto il paese, praticamente, nessuno paga la bolletta. Si suda e basta. Moquette blu ovunque, sempre pulitissima, sotto i piedi nudi non posso che sentirla, mi procura le convulsioni, ho dei problemi con alcuni tessuti sintetici, ma, storia mia.
Usciamo per andare a conoscere gli altri, l'aspetto maestoso ed appassito dei grandi vasi di fiori finti, delle vetrine di liquori, delle divise inamidate del personale, tutto mi pare concorrere in un equilibrio decadente praticamente perfetto.
(Si fa una breve camminata nei paesi vicini, ad Arquà Petrarca l'aneddoto del Cassetto n°118, e comunque torniamo in due ore)
Credo che alle terme, nel nome del benessere e del giovamento, si accettino, anzi, si comprino, le peggiori sevizie dai tempi antichi più bui. Vedo uomini adulti, moderatamente adattati in società, presi dal morbo del salutista termale, che si farebbero scoreggiare direttamente in faccia dall'addetta dei massaggi, meglio se dietro esenzione ticket del medico di base.
Facendo slalom tra anziani svizzeri e tedeschi, che vivono in accappatoio da mesi, esibendo dermatiti come ferite di guerra, fotografo le statuette di Venere, oramai consegnate ai viscidi muschi e licheni delle pozze e comincio a prendere confidenza con l'ambiente. 
La mia ragazza è impegnata nelle riunioni e nei serrati incontri a tema, io mi barcameno tra le iniziative in cartellone (corso di bondage, danza del ventre e una quindicina di seminari) mentre perdo tempo per le piscine, preso dalla deliziosa noia da camera d'albergo. 
Non chiedo davvero di meglio: le camere di albergo che proteggono dal mondo, ma nonostante tutto, gli umori sono ancora rattrappiti, i discorsi a tavola lo dimostrano:

- ...e che lavoro fai?
- l'urbanista
- l'urbanista? Quindi sei laureato in architettura, sei architetto?
- No, sono urbanista, laureato in architettura

Nessuno vuole entrare troppo nell'intimo per ora, non sanno perché io sia qui, ma sanno che osservo troppo. La teoria a me pare più: siamo tutti consulenti, anche chi, come te, non lo è ancora, deve ricevere un'adeguata formazione, assorbire la missione dell'azienda. Ma se non sei qui per vendere potresti almeno dirci cosa diavolo ci fai? 
- Nessun motivo in realtà, accompagno lei...
Si inizia già a parlare di una sorpresa conclusiva, non capiamo che cosa si stia preparando per noi: una performance? La presentazione delle più assolute novità in campo? Nulla, non trapela nulla, ma la cosa assume pian piano confini da segreto di Stato. 
Il buffet riciclato, la cortesia assonnata degli incontri nella sala da pranzo, il tutto si innesta nel mio bioritmo piuttosto velocemente, tra una capatina nella grotta del fango e mezz'ora di stretching in palestra, mi sento vivo. 
Mi accorgo che, in questi tre giorni, non uscirò mai dall'albergo, il solo sforzo di consegnare le chiavi in reception e indossare il giubbotto, per affrontare la nebbia padovana, mi pare ormai intollerabile. 
Rinuncio mentalmente agli ispirati trekking urbani e alle visite enogastronomiche colte che avevo programmato, per mantenermi vivo mi riparo tra i vapori sulfurei e mi abbandono al destino dell'uomo in hotel termale: essere una merda. 
Lo staff della ditta è simpatico: energiche signore di mezz'età, perlopiù del basso veneto e del bresciano-milanese, ognuna con una specializzazione diversa. Si va da commesse con la vocazione per il sesso anale ad appassionate della riabilitazione perineale: tutto molto interessante, le cape sono due instancabili bellunesi, avvezze al public speaking e al marketing più virale, gradisco molto l'accento diretto delle loro argomentazioni, la totale assenza di boria e doppisensi.
I pasti sono continui, contengono sempre le stesse pietanze, invertite, reinterpretate, mescolate, non importa più nulla: a un certo punto ci si trova solo a masticare, parlare, organizzare, scambiarsi i contatti, ma sopratutto a masticare. 
Siamo trattati dai camerieri come erbivori senza intelletto, non paiono gradire troppo il cliente da convention, perché parla a voce alta e non li lascia servire in pace, troppo preso a gesticolare per accorgersi del loro prezioso contributo. 
Data la totale assenza di iniziative turistiche nella zona, la sera vengono offerti diversi giri di spritz, ne beviamo persino uno a mollo nelle calde acque termali, lo show è continuo, siamo noi stessi a costruirlo. 
Le coppie più rumorose e frizzanti, paiono proprio quelle sposate da tempo, euforiche per aver lasciato i quattro figli ai nonni e comunque ancora un po' in dovere di mostrare un'invidiabile vita sessuale e un'intesa fulminante da primo appuntamento. Personalmente li adoro.
La mia rilevazione più alta si ferma, però, nel sondare la differenza negli spritz preparati dai vari baristi. Universi davvero diversi.
Si innalza, benevolo, un alone di sospetto sempre più pesante intorno alla mia figura: si intuisce che voglia solo scrivere di questa esperienza, e si intuisce bene. Mi ci si rivolge sempre con tatto ed estremo distacco, come a rassicurarmi, che qui va tutto benone, che sono libero.
E come potrebbe non andare: il conto della camera e la mia incredula partecipazione al programma, crescono di pari passo, mi lascio cullare dal ventre brodoso dell'albergo, che, come un tiepido ventre materno, spinge a non chiedere nulla, ad accoccolarsi nelle bende pulite e a lasciar passare il tempo scoreggiando come mucche beate nel proprio fetore.
L'ultimo giorno, dopo la presentazione di progetti di profilo più alto, arriva il momento della sorpresa: un'enorme tavolata imbandita delle più tecniche ed ingegnose novità dal mondo dell'accessoristica sessuale mondiale.
Le consulenti esplodono, si avventano, commentando ogni accessorio, sulla tavolata, toccandolo, provandolo, scattando foto che inviano ad indirizzi sconosciuti e lontani, si lanciano in discussioni sulla commerciabilità o meno di ogni singolo pezzo.
Un'edulcorata distesa fallica in silicone rosa confetto, lingue rotanti, carezze chimiche, un mondo ergonomico ed accessibile che toglie ogni pensiero. A me fa tenerezza vedere questi abbracci inscatolati. 
La chiarezza con me stesso, l'acme esperienziale, lo raggiungo solo maneggiando il palese tributo alla vagina, celato ma non nascosto, in una lattina di birra svitabile, ovviamente di marca sconosciuta in Italia.
Io amo le persone che vogliono sentirsi meno sole, che non si abbandonano sugli sgabelli, che sanno ridere e scherzare dei propri limiti, che sanno inventare cose buffe, per pensare che non tutto vada male, con lo sguardo sempre attento al mondo e uno spritz accanto. 
Penso di esser uscito rigenerato da questa esperienza, umanamente dico, davvero pregno.

- Pensa che genio quello che ha inventato le ali degli assorbenti, vanno via come il pane.
Mi ero incantato sulle mani del commesso della Conad, appoggia le scatole di Lines Ultra sul nastro della cassa e mi porge lo scontrino. Ha lo sguardo di uno cresciuto bene, mi fa bene vederlo, fanculo se pensa che sia pazzo. 
- Ah si scusi, ora pago, stavo ancora pensando al weekend


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