martedì 28 ottobre 2014

Cassetto n°141


Anche quella sera era voluta andare a cena da sola. Lui si rigira quel foglietto spiegazzato tra le mani, bic blu, caratteri minuscoli: "...vorrei essere presa da due uomini, prima a turno, poi contemporaneamente, e non vorrei vedere chi sono"
Il fastidio è un filamento che gli sale nello stomaco, prima liscio e sordo, poi diventa un boato, resta fermo lì, a bollire.
Non può averlo scritto che lei, è il suo quaderno, la sua minuscola calligrafia.
Leggeva tanto tempo prima, in un opuscolo dozzinale di psicologia, che si scrive ciò che si vuole confessare, un modo di espiare le proprie colpe, riducendole a pensieri.
Se fosse successo davvero, lui l'avrebbe capito, era solo una situazione fantastica, un test che la sua mente adulta avrebbe dovuto cancellare all'istante. Il fatto che fosse immaginazione, però, diede alla cosa una potenza spaventosa, non era un gioco tra loro, non era un messaggio provocatorio parte di un quadro erotico condiviso. 
Aveva semplicemente captato qualcosa che non doveva esser lì, un foglietto da buttare, aveva spiato dentro un pensiero lasciato aperto.
Pensò a sua moglie, alle sue abitudini: una donna non ripetitiva, che emanava un forte fascino, si sentì stupido, con quello scarabocchio in mano. 
Aprì il frigo, nessuno aveva fatto la spesa, sul piano del lavello, a scongelare per lui, ali di pollo e insalata di ananas. Aveva sempre cercato di legarla a se, con le sicurezze che le aveva offerto: una casa comoda e nessuna nuvola all'orizzonte, tessere per la spesa, tessere per la palestra, tessere per parcheggiare, di tutto, per restare nel suo letto. 
Ogni cosa, nel comportamento di sua moglie, era un chiaro segnale di indipendenza: la macchina nuova, il continuo bisogno di emanciparsi, uscire dalla città per incontri con le amiche e il telefono, che la seguiva ogni passo. 
Era una di quelle che avevano ceduto tardi allo smartphone, ben più avvezza a presentazioni di libri e carta scritta. Ma da Natale era comparso quel telefono, a seguirla ovunque. 
Mamma, così possiamo sentirci gratis, Maddalena, loro figlia, le aveva dato l'alibi. 
Un oggetto che gli era interdetto.
Lui, che aveva bisogno di una tana, di una donna rifugio, da coprire di attenzioni e riguardi, con la quale passare la sera, un calice di vino e le previsioni per il futuro. Lui che credeva di saperla amare, ma forse ancor di più di saper accogliere e custodire, non era stato stato che una custodia, per lei.
Quel biglietto cos'era? Un'infezione, frutto della noia casalinga? Oppure era luce, spazio, visione e libertà?
Avrebbe davvero desiderato quel tipo di approccio, con degli sconosciuti? Che magari la picchiassero, la stuprassero? L'esatto contrario delle sue pazienti carezze, degli interminabili minuti, della premura con cui adoperava la lingua, per farla venire. 
Avrebbe voluto fossero sporchi, due immigrati, magari, un giovane e un vecchio, per sentire, com'erano dentro di lei, bene, gente che poi, la sera, sarebbe andata ad ubriacarsi, mentre lei si passava una salvietta tra le cosce, ancora tese per l'orgasmo, per affrettarsi a tornare a preparare una cena ipocalorica.
Il fastidio allo stomaco era ora palesemente mutato in un attacco di gastrite, il pollo, gocciolante, restava sul lavello.
Non sapeva esser tanto geloso, un corpo giovane, colmo della propria spontanea capacità, sarebbe uscito, sarebbe andato a bere, con una segretaria. Ma ora, che giovane non era, sentiva il dubbio, un misto di vertigine e colpa, su cosa aveva investito finora? Su di lei, ora lo sapeva, non soddisfatta, che fissava pensieri su fogliettini, pensieri di sottomissione, di degrado, chissà quanto tempo rifletteva, su quelle immagini, sulle sensazioni procurate dallo stupro di gruppo.
La donna è qualcosa di molto volubile, molto più falsa di quanto lei stessa sappia di essere, pensò tra sé. Accese la televisione, l'appetito era passato, e anche il mal di stomaco, davano la Sottile linea rossa, anche se era già a metà.

Sprofondò nel divano, il completo da ufficio ancora addosso, un'accenno d'erezione per quei pensieri intrusivi e scoreggiò rumorosamente, la casa gli rispose solo con silenzio.
Gli era dispiaciuto, in fondo, di aver avuto una figlia femmina, con lei non si sarebbe confrontato, un giorno, sul peso del proprio ruolo, intanto, goccia dopo goccia, il pollo scongelava.

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