domenica 5 febbraio 2012

Cassetto n°17





 C'è una foto dentro l'album, giro la foto e leggo Lido Adriano.
Vedo le file di pini, le piscine sporche, il CISIM e gli amici: tutto rappreso in strati di idee.              
Ogni cosa ha due facce, dicono, e Lido non fa eccezione. Prima luogo pieno di progetti, ora prevale una Lido immaginaria, che non esiste, ora  è  un mosaico di linee direttrici verso una stazione, segmenti in cerca di casa.  
Gli abitanti sanno sparire, mimetici, come le utilitarie scassate che schivi la sera sotto i lampioni biforcuti di Viale Virgilio.

Lido l'ho sempre girata poco, ricordo un pomeriggio freddo, la camminai in lungo e in largo con l'IPod, nulla di strano, ero solo più giovane  e non capivo perchè se ne parlasse tanto sui giornali.
Camminavo veloce, distratto, chiuso nelle mie spalle, e più mi addentravo più notavo che non era un posto ospitale in senso stretto, poca roba alla moda, poca patina, era un paese che non mi avrebbe cercato, dovevo cercarlo io, un paese "non mi rompere i coglioni!" 

La stessa pallida luce, lo stesso guscio di sole mi riportano ad ora. Anche oggi giro, al freddo, per Lido, traccio paralleli con le impressioni di  anni fa, ancora ho scelto l'inverno, per avere la massima solitudine e per la nebbia. Nelle pinete scorgo bagliori rosa di villette a schiera, frammenti colorati di auto e respiro la brina sulle roulotte al Camping Adriano, passate di moda, arrugginite.
Arrivo al bagno Alessandra, dove si può assistere alla lotta dell'uomo col mare, baratto di acqua e sabbia, una sfida che anima un inverno, in cui, altrimenti, non succede nulla. 
La sera si torna a casa dal lavoro. 
Si dorme. 
Si riparte la mattina. 
Scaldare l'auto. 
Pochi contatti.

Mi addentro nell'entroterra, trovo la Lido che somiglia a tutto il resto del mondo: insegne sgargianti, condomini e alberghi che contengono stanze vuote da contratti e affitti estivi. 
Il chiasso e le birre vuote, allineate sul marciapiede, sono lontani, in novembre. Grazie a Dio, ho sempre le tasche calde e sfioro l'accendino che si culla lì sul fondo. Una sigaretta! Stano il pacchetto e prendo un caffè ristrettissimo al Bar Blue, da Carletto, ex-pugile, un papillion.
Accadono cose strane a Lido, le auto franano sottoterra e i carrelli del LIDL, abbandonati come cani ai cassonetti, disegnano una mappa, che porta sempre avanti, senza voltarsi, perchè qui non conta dove si va. Intravedo il centro commerciale, giallo, così giallo che devo distogliere gli occhi per pensare.
Non riesco, confusione, oggi cammino e basta, piedi sulla traccia e mani nelle tasche, si va veloci, oltre i muri, oltre le tasche, oltre Lido Adriano. 

Vedo Lido Adriano immobile, davanti ai miei occhi, sotto l'acqua, sotto la neve, vedo Lido Adriano, vedo palazzi, in una bolla di vetro.

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