lunedì 10 settembre 2012

Cassetto n°54

"Si consideri dipinto!"
Il pazzo qui accanto a me, estatico e sudato, aveva la sua personale visione della malattia. L'ospedale è un brutto posto, soprattutto il venerdì pomeriggio, ma, pensai, sono sempre le persone, a riempirlo di inutile filosofia.
Quest'uomo in simil-Armani, consulente finanziario con valigetta ventiquattr'ore, continuò ad abbaiare strategie assurde, per lenire la sua e mia ansia: "oppure si consideri vuoto, ma pur sempre dipinto, solo noi possiamo capire l'inferno che attraversiamo, nulla può più riempirci...ormai!"
Ero troppo debole per colpirlo, per andarmene o per ignorarlo, ero troppo, troppo malato di cancro.
La donna delle pulizie, voluminosa mulatta, spinse verso di noi il macchinario-lucidatrice, una sorta di delfino robot, e io, in quel momento provai una connessione-legame molto rara, con il mondo intero: con chi lavora sprecando il suo tempo, con chi paga interessi, con chi ingrassa d'ingratitudine i  propri figli.
Non seppi chiamarla illuminazione, ma pensai solo ad andarmene e tornare a leggere, a studiare, tornare all'università di psicologia, per rifarla, tutta daccapo.
L'assicuratore pazzo, intanto, entrò per la visita, mi godetti il suo silenzio, mi godetti il rumore della lucidatrice, che si allontanava, e il ricordo nitido di quando aprì il primo testo de l'Interpretazione dei sogni
Che momento perfetto!

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