domenica 10 febbraio 2013

Cassetto n°77

Mi abbasso, le ginocchia scricchiolano

- cosa può provocare un trauma, qualcosa di abbastanza forte, o interno? -
- mah, forse il tuo gatto decapitato dalla serranda del garage o tuo padre che piange per tua madre, all'ospedale...-
- piantala di pescare dal passato! Parlo di cose sempre valide, universali -
- non so, a me paiono sempre cose sciocche, senza senso, sono quelle larghe pozzanghere sotto i frigoriferi. Se ne stanno là, pacifiche, poi ci finisci sopra scalzo e ti uccidono! -

La campagna è di un verde insensato, intorno a me a mio fratello, a volte capita che qualcuno lasci una delle nostre case, e allora ci si trova
Controllo i consumi del gas sulla colonnina bassa in cemento, infestata di edera e muschio. Gli inquilini non pagano, ci sono abituato, io perlopiù mando raccomandate a rotazione, nel tempo libero.
- una volta là dietro ci stava una volpe!- Si volta mentre gli sto parlando.
- dietro a quelle assi là, tra i barili -
Mio fratello si rigira e con due dita a V mima il gesto di una sigaretta
-Non fumo più, e neanche tu, mi pare! Era una bestia minuscola, usciva solo la notte, per mangiare, trovavo piccole impronte sparse, nella neve-
- chissà se ci sono ancora, le volpi... -
- Avrei voluto addomesticarla  -
- come fece quel monaco, era di qui vicino, foreste del Casentino? -
- che stai blaterando? -
- si, c'era un frate sui monti, a Camaldoli, e aveva reso docile una volpe che lo seguiva come un gatto, da piccolo nutrivo grande rispetto per lui, per come lei si fidava -
- senti dobbiamo obbligarli a pagare, almeno gli affitti! Per le spese faremo noi -
- si, ma ho i clienti, tra poco,  facciamo fare a un'agenzia, no? -
Mi volto verso mio fratello, una sagoma al sole, annuso l'odore del giorno che il vento caldo tira via dai campi, una serie di ricordi, come rondini e letame, botti fradice di vino, voci che imprecavano tra i filar, ad ogni ora e adesso solo silenzio, sgocciolare del tubo, davanti a me. Paura dei serpenti e delle creature umide tra i mattoni delle vecchie case disabitate, solenni, silenziose già allora, come ora qui. Tutto.
Penso solo a quanto tempo, quanto tempo, che mi sono rubato.

- senti,  io ora devo vedere i norvegesi, poi cena, sempre di lavoro! -
- non preoccuparti, qua finisco io -

Mi alzo, le ginocchia scricchiolano
Mentre sale sul furgone porto una mano alla tasca dietro, le sigarette le avevo, ma ormai non le fumo più neppure io. Trascrivo i consumi su un taccuino, in ordine, separati da colonne, faccio una telefonata e me ne vado a casa pensando alla volpe rossa.

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