giovedì 14 marzo 2013

Cassetto n°81


-e quindi se non è un'altra cosa cazzo ti succede, da quando?-
-io l'ho capito la mattina, venerdì. Hai presente quando eravamo stesi nel letto, eran le sette, sette e mezza, e stavamo lì che non ci saremmo più alzati? E io ti ho chiesto se mettevi su un caffè e tu mi hai detto si, ma tu fai il letto?-
-eh beh?-
-mi son fissato sulla tua spalla, mentre ti alzavi, hai una bellissima spalla, non fraintendermi, lo sai, ma ho visto proprio una bella spalla. Nulla di diverso a milioni di bellissime spalle nel mondo, ecco quando l'ho capito.-
-che cazzo c'entra la spalla?-
-è solo la prima cosa che ho visto, così, come potrebbe esser stata una gamba, un polpaccio, sarebbe stato diverso se fosse stato un polpaccio? Un polpaccio estraneo, liscio e sodo, ben depilato? No, non credo!-
-quindi non ti piaccio più, non provi più nulla?-
-guarda, sarebbe stato più facile metterla così, ma non è corretto, non ho mai detto di essermi stufato di guardarti le spalle, o il culo, o le tette o quel che vuoi, solo che era una bellissima spalla e basta!-
-ma io ho solo ventidue anni, sei uno stronzo, tutti mi sbavano dietro!-
-si, infatti, meglio dirtelo subito, tesoro mio, devi credere in te! Ma per me, venerdì, è stato come vedere la mia spalla, io amo la mia spalla, la curo, ma è la mia spalla, non le pago la cena-
-e io come dovrei reagire?-
-è proprio questo, amore, è incredibile quanto non me ne freghi niente, cioè, non vorrei tu soffrissi troppo, ma la mia analisi del problema, se si può parlare di analisi del problema è che stiamo ormai insieme da due anni, conosco ogni tuo buco molto meglio dei miei, li ho scopati, leccati, annusati, ci sono andato a cena, con quei buchi, ci ho speso qualche migliaio di euro, per loro, e a volte sono andato in farmacia, per loro.-
-oddio!-
-no, non piangere, è solo che quei tre buchi, fossero anche quattro o sette, hanno un potere ormai limitato su di me, li riconosco subito, come i vecchi amici che sorridono e sbattono il bicchiere sul bancone, mentre entro al bar, ma senza quella nostalgia, non so se capisci, senza quel cameratismo!-
-ma io ti amo-
-non fa alcuna differenza...-
-e quale sarebbe la differenza?-
-ce ne sarebbero a migliaia, tesoro, ma non impazzirci, davvero, nessuna ora cambierebbe qualcosa-
-tu mi stai allontanando, mi stai uccidendo, ecco cosa cerchi di fare, perché soffri più di me, mi stai ferendo deliberatamente-
-no, io sto deliberatamente cercando di dirti di prendere le tue cose da domani e di toglierti dai coglioni e dal mio appartamento, ti pago tre mesi di affitto in un altro posto!-
Potevo essere migliore alle sette e mezza di sera di  lunedì sette marzo duemilanove. Potevo essere meno concreto, starle comunque accanto, ancora qualche giorno, illuderla per poi deluderla pian piano, come succede con la pianta del terrazzo che amo meno, darle sempre meno acqua.
Avevo ventisette anni e poco per la testa, allora, non credo di essere mai più stato tanto veloce e onesto, non credo di essermi mai più sentito così in pari.

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