domenica 22 dicembre 2013

Cassetto n°111

Ci son quelle storie che basta un flash e ti tornano in mente subito, girando per la tua città. Oggi, per esempio, ero in centro a Ravenna e rivedo il tipo che non sente il freddo.
Allora premetto, Ravenna non è la mia città, ma ci ho sempre girato e ci ho fatto le superiori, accumulando una serie di fatti e di storie, di quelle che senti e poi non capisci mai se son vere, se son cazzate o se montano col tempo, fino a diventare dei mezzi miti. 
In definitiva ho capito che non importa. Da sempre, a Ravenna, c'è sto tipo: uno robusto, capelli corti neri, faccia da pugile che, dicono, che non senta il freddo. Effettivamente io l'ho sempre visto sorridente in maglietta, con dei tempi da gelo, tipo con la neve, meno tre gradi. A volte, per me, aveva anche le infradito, scalzo sul ghiaccio, tra gli spargisale. Sempre una maglietta o una camicia a maniche corte, che ti viene da guardarlo diobono. Poi c'è da dire che lui ostentava proprio sto fatto, mettendosi camicie hawaiane fosforescenti e occhialetti da sole per Natale. Bisogna dire che lo vedi sempre camminare, di fretta, da un lato all'altro della città, ma il dubbio c'è venuto a tutti: Ma come cazzo fa? 
E allora scatta la leggenda: alla base ci sarebbe un improbabile incidente in auto e la lesione permanente di un altrettanto improbabile nervo situato non so dove nel collo. Qui i principi di anatomia e fisiologia vanno in vacanza e lui, da quel giorno, non sentirebbe più il freddo. 
Che poi dici ma perché allora non il caldo? Eh son robe minuziose i nervi, millimetri di millimetri e magari era il caldo, o non sentiva più il bagnato, cazzo ne so, gli odori di soffritto.
Questo è un tipo che non si sa che lavoro faccia, magari vive a Ravenna e fa il tester per una ditta norvegese di prodotti per la pelle, o magari si paga il pane quotidiano proprio con quelle camicie hawaiane, magari è un promoter che, in virtù del danno cerebrale permanente, si fa dare i milioni da una ditta di surfwear oltreoceano.
Che le sfighe non è sempre vero che arrivano a cavallo e se ne vanno in carrozza, a volte son utili e ti risolvono la vita.
Comunque, ho sempre immaginato la fase in cui, dopo l'incidente, Ubaldo scopre lentamente il suo nuovo dono. Ce lo vedo fare gli esperimenti, un pò tipo la parte dei film della Marvel, quando l'eroe fa le prove. Allora Ubaldo parte da un semplice ghiacciolo fino a finire nudo nei blindatissimi laboratori di criogenetica a Ginevra, coperto di elettrodi e circondato da giapponesi in camice bianco e cartellina in mano. Che si grattano la testa.
Per me sto tipo se deve avere un nome, per me è Ubaldo.
Poi, magari, alla fine ha un lavoro molto meno mitologico e lavora a Cesena, all'Orogel, nelle celle degli spinaci congelati.
La realtà è che questi miti ci servono a rendere un pò più ricca la giornata, e se mai dovessi prenderci un caffè, non so se vorrei sapere veramente com'è andata... 
Ubaldo, per me, è un'istituzione a Ravenna, come la Classense o il Ravenna Festival o i tossici in piazza SanFrancesco.
Comunque, ho notato, che negli ultimi anni, lo vedo quasi meno baldanzoso, si è pure messo su il golfino. Sta a vedere che, diobono, pianì pianì, un pò di freddo sta venendo su anche a lui.

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