giovedì 12 dicembre 2013

Cassetto n°110


Siamo in ufficio, si preparano le terapie, ogni mattina un ripetitivo sporzionamento che spetterebbe agli infermieri ma, in ultima analisi, si fa sempre noi educatori,
Sto buttando un Nozinan 25 nel bicchierino di tal Giorgino Pusceddu, ex puglie schizofrenico di Cagliari, soffio nel bicchierino per far uscire la stagnola del blister delle compresse, mi arriva direttamente nell'occhio.
All'improvviso ronza fortissimo il cicalino dell'allarme delle camere, dò un'occhiata alla schermata: la dodici?
- ma chi cazzo dorme alla dodici?
Sorrisetti tirati, nessuno lo sa.
L'occhio mi brucia, si graffia con la linguetta in metallo, maledico il mondo, intanto con l'indice piegato torturo la palpebra che inizia a lacrimare. 
Paola, la bipolare di Modena, ci spiega che succede: stanotte il nostro primario ha litigato di brutto con la moglie, la proprietaria. La stronza l'avrebbe portato a dormire qui in clinica alle due di notte, scaricandolo dal pick-up come un sacco di legumi. Lui non può più camminare, ictus cerebrale.
- Il professore, nessuno è andato a svegliare il professore! Faccio una corsa di sopra, siamo abituati a farci contattare dal dott. Pieri con l'allarme, se sale per un pisolino, ma non è mai successo a mezzogiorno. 
Il primo ad arrivare è Marchino Zanotti, breve e scattante ossessivo compulsivo di Cuneo. Lo sposto con un braccio, quello che si presenta alla porta 12 è il classico scenario da film horror: il lampeggiante arancione sopra la porta si illumina e si spegne e da sotto l'uscio una colata abbondante di sangue rosso e denso rigagnola lungo il linoleum crema.
La porta della dodici piscia sangue più della madonnina di Civitavecchia in piena attività...
Caccio un urlo d'orrore, si sente un sottile lamento, di là dalla porta.
- Dottore come sta? 
Un brusio elettronico, pare di capire tutto bene, ma ha sbattuto il naso.
- Allora Pieri ora entriamo, si sposti, se è lì davanti!
Estraggo dalla tasca il mazzo delle chiavi, Cazzo! Ho lasciato di sotto quello giusto, con un lampo di genio balzo verso il carrello delle pulizie. Renzo, l'attempato forlivese che si occupa dell'igiene della clinica, è ipnotizzato dalla scia di sangue melmoso che sfuma verso le ruote del suo carrello. In effetti ha una sfumatura interessante, ma non c'è tempo.
- Renzo dammi il passepartout presto!
Strappo dal camice il mazzo magico, che mi renderà forse l'eroe del pomeriggio e infilo la chiave più consumata, che gira liscia con lo scatto familiare e….Porta bloccata.
- Cazzo c'è qualcosa in mezzo! La porta si muove di un centimetro per poi urtare qualcosa..è bloccata! Il dottore dev'essere caduto dalla carrozzina ed è incastrato lì dietro...
- Noi la salveremo dottore, ci sente? E chiamate sua moglie, perdio!
- AHUUMPF!
- Dev'essersi incastrata la carrozzina, sentite che rumore fa? Clink Clank
E Pusceddu, mai abbastanza calmo, arriva e tira due calci e un pugno alla porta, di là, solo lamenti di dolore
- Ma sei scemo, vuoi ammazzarlo?
- Il problema non è il peso ragazzi. Il dottore è esattamente incastrato tra porta e colonna del bagno, dovremmo sbriciolarlo per aprire...
La visione di Pusceddu è lapidaria, ma realistica: il dottor Pieri dev'essersi accasciato proprio in quell'unica posizione su mille che lo rende praticamente il puntello umano della porta.
- Ragazzi sarà una cosa lunga, vado a fare un caffè. 
e Renzo se la svigna, d'altronde è pur sempre il rappresentante sindacale, è il suo ruolo.
- Seghiamo la porta!
- Entriamo dalla finestra!
- Ma sei idiota, ci sono le sbarre, alla finestra
- Ah ok...allora bruciamo tutto!
- Ok dottore, ora spingiamo tutti insieme, lei cerchi di muovere la gamba buona e di spostarsi dalla porta
- Ok. Ci provo.
- Ma la state chiamando sua moglie?
- Si, si, ma fa occupato
- Ok intesi 1, 2 e via!...dieci, dodici braccia spingono la porta come schiavi egizi contro il blocco di pietra, la porta si piega sotto la pressione ma non si muove di un palmo. Al dì là nella stanza, rumori metallici, giunture e forse un pianto sommesso, dignitoso.
- Portatemi del vino almeno, delle sigarette, non sto poi male qui
- Eh, ma è domenica, Pieri, è tutto chiuso!
- è pure domenica, ma porca troia!
Il dottore ha sempre sostenuto l'inutilità economica-sociale della domenica: il giorno inutile, in cui tutti i negozi restano inspiegabilmente chiusi.
- Regaz, mi ho capito come si fa. Ed ecco Triglia, un tossico di Mestre, prima dare dei colpetti e poi degli strattoni alla porta, sempre più forti 
- Par mi va spustato co le vibraziùn….
- No Triglia, chelle sò e vibbrazioni dè tù scervello! Soffia Sara, la depressa senese che tira due calci di tacco alla porta, seguita a ruota dal Foglia, un alcolista di 160 kg, che la prende a testate, quella porta, ci sbatte il naso, la fronte. Piange col dottore, in comunione spirituale, legati intimamente dal rito del vino.
Ogni paziente assesta almeno una pedata, e diventa una processione, perché, in fondo, vogliono tutti bene a Pieri, il male vero è quello fuori.
Quello è il loro attestato di affetto, per sentirlo più vicino: Pieri è il babbo.
Poi Renzo, l'uomo delle pulizie, il pulitore, riemerso dal suo coma vigile e senza aver neanche portato il caffè, mi fa notare che: 
- Oscia, però, mo basta dej dal boti, sembra quasi che menino lui...
In effetti ha ragione: menare quella porta è anche ribellarsi ad anni di terapie esagerate, di reclusione e contenimento mentale. Li lasciamo fare, finché non hanno finito. 
Finché non arriva Bondi.
Bondi è IL paziente pericoloso per eccellenza, chiamato anche "il Terrore di Bologna", si dice che i bar del Pilastro chiudessero le serrande anche solo al suo passaggio. Un metro e novanta di lugubre stazza scimmiesca, maglia nera senza maniche, una mandibola enorme e gli occhi socchiusi solcati da pesanti borse violacee. 
Bondi non parla, comunica col corpo. 
Tutti si spostano in silenzio, un corridoio umano, solo per lui.
- Ma avete chiamato sua moglie?
- Si ma non risponde 
- Ah...
E lui parte, in questa improvvisata pista da bowling, con un'unica rincorsa a cui segue la disumana spallata. Lo schianto è sordo e le porte delle altre stanze si aprono, per lo spostamento d'aria, i muri vacillano, ma la porta della 12 resta chiusa. 
Se non ci è riuscito Bondi la visione del progetto cambia radicalmente, si comincia ad accettare che esista una logica superiore, che vuole che le cose rimangano così. Bondi alza le spalle dirigendosi verso le macchinette del caffè, canta: - siam tre piccoli porcellin...siamo tre... e agita le lunghe braccia avanti indietro, sempre attento, sempre pericoloso, per nulla ferito nel granitico orgoglio.
La corsia è un manto maculato di impronte di sangue secco, davanti alla porta siam rimasti in tre.
- Ragazzi, ci stiamo perdendo l'obiettivo: Pieri, è vivo?
Bum Bum..- Pieri, perdio!
- Sigarette, caffèèèè....

- Va bene Pieri, noi le cerchiamo le sigarette, il caffè dev'esser su...noi ci abbiam provato, ma comunque… sua moglie è una vacca!

Nessun commento:

Posta un commento