lunedì 10 febbraio 2014

Cassetto n°116

I segreti creano delle barriere tra le persone, e se hai intenzione di passare il resto della tua vita con queste persone, beh dovrai decidere quanto puoi confidare loro.

Preda:
Cammino per il lungomare
Quasi quasi allungo la camminata e vado a comprare il pesce, scendo a piccoli passi dal miradouro, il selciato è consumato, scivoloso e punto i piedi per non cadere. Le finestrelle triangolari dei muri in calce proiettano una luce diretta, il mare è una coperta tagliente che abbraccia tutto. 
Qua non mi troveranno mai, il mio regalo di compleanno è questa nuova vita, è la benedizione che mi dedico ogni mattina.
Oggi, per un momento, la temperatura era perfetta, non ancora caldo, non più freddo e ho respirato l'aria più pura che mai mi sarà data sentire. Ho avuto paura, di stare così bene, se mi lascio andare non va bene. 
E' bello scendere seguendo le linee dei tram, trattare la merce, il pesce è ancora abbondante, ci sono acque inesplorate. Mentre i pescatori scambiano pareri sul vento, i militari ritirano i pacchi di viveri, pacchetti di sigarette, tra le signore della spesa e delle fazendas, i bambini, mandati a chiedere qualche aringa da mettere nel pane. 
Mi aggiro tra loro, nei miei vestiti larghi, senza fretta, la mattina è il momento più lungo della giornata.
Rotolo tra due dita una piccola foglia di tabacco, un colpo di lingua, per poi accenderla, dare due tiri giusti giusti e lanciare il mozzicone tra i gabbiani che si beccano in testa per gli avanzi dei gamberetti.
I bar aprono le porte frastornate di caffè, belle donne dai seni appuntiti e dai golfini sgargianti color porpora, giallo e verde smeraldo sulle porte, invitano ad entrare, a lasciare fuori la propria fatica e il fardello, e Dio sa se non ce l'ho anch'io un bel peso sulle spalle.
Sedici anni, incinta senza dubbio ha detto il dottore dell'Ospedale Centrale, non si può abortire troppo tardi. Nonostante l'assurdità della cosa una punta d'orgoglio preme da dentro. Sarò padre, ho parlato con Ninina, non parlerà mai e so che porterà il nostro segreto nella tomba, e nel tempo, mi occuperò di lei e del piccolo vedendoli crescere da lontano, provvedendo a loro. Come da lontano ho abbandonato la mia prima vita.
Un'azienda in fallimento a Varese, famiglie che non han mangiato, licenziati i loro padri, i capofamiglia a fondo, per colpa mia. Una gestione sconsiderata, che tenevo da anni per i soci, io volevo coprire i buchi, volevo rientrare, ma non sono riuscito.
La pensione Casanova qua, invece, va bene, piatto forte coniglio con patate all'italiana. Si ospita chi capita, turisti, studenti, militari, nessuno mai dall'Italia se posso.
Ho tre persone che lavorano per me, più Ines, la cuoca, un anno fa ne avevo millesettecento, non è più facile ora, è solo più chiaro, se lavoro bene l'attività ripaga, chiaro.
All'asta mi aggiudico una cassetta di ostriche e scampi, per poco meno di quello che sarebbero tre euro, stasera voglio festeggiare all'albergo, se sarò padre. Festeggerò dentro di me, e manderò delle rose a Ninina.
Imbocco la salita di Avenida Calassa con la cassetta in mano, un odore di bucato e mare mi prende i sensi, per un attimo sono felice, e come sempre, ho un immediato sussulto di paura.
Ed è subito il buio più buio che abbia mai visto. 

Predatore:
Cafè-bar dello Yacht club
Lo vedo passeggiare, come il più grosso gabbiano della banchina, ormai son giorni che appare qui: sereno, sicuro, sopratutto sano. Non è cambiato molto, ora ha solo i capelli più lunghi, ed è magro e abbronzato.
Non è morto, altro che tumore...
Mi avevano detto cercalo là, dalle parti di Avenida Còrdoba, ma arrivare qui è stata un pò più dura che dirlo, incrociare i dati: l'"italiano" era introvabile, in un paese che conta una concentrazione italiana più alta di Prato, era sempre un passo avanti  a me, aveva disperso le tracce, pagato pur di non esser visto.
E c'era quasi riuscito, per quattro anni.
Io, di buono, avevo il tempo libero, perso tutto il resto, mi restavano le energie dei miei quarant'anni e una lettera firmata dal Giudice del Tribunale di Varese:
- Troppo instabile per restare solo con i figli
e una raccomandata di un avvocato di Malnate:
- Richiesta di divorzio per le motivazioni elencate qui sotto
Allora ci si appoggia a qualcosa, per rialzarsi, si deve fare presa su un odio solido e dev'essere un'odio molto importante, che quasi ci si deve fare affidamento. Dev'essere un odio circondato da pini, da colazioni, un odio reale e sostenibile o ti spegne tutto, come un cerino.
Io l'ho imparato e il premio: l'incontro sudamericano, esplode proprio oggi, con tempistica perfetta. Leggevo il giornale, sorseggiando caffè bollente da un barattolo in latta e lo vedo scendere dal miradouro, mani in tasca e cappello bianco, il mio ex-capo, Barberi Alberto.
Le dita mi tremano, qualcosa esplode nel petto: felicità, emozione, rabbia...forse un'ostinata delusione non voleva ancora chiudere i giochi, voleva fosse ancora più difficile.
Afferro la mia borsa, lascio il resto sul tavolino e lo seguo, nascosto nella mia barba, negli abiti lerci che mi rendono invisibile da due anni, lo seguo da lontano, comunque. Un'ora di passeggiata e si infila in una pensione dal nome italiano, al limite di una lunga salita, le vie centrali del paese.
Pensione Casa Nova: piccolo peccato di superbia, è il cognome della madre: è il proprietario.
Quando crolla tutto devi restare concentrato su una linea, ordinato e preciso, farti la barba ed andare a lavorare.
Ora so dove alloggia, farò passare del tempo e chiuderò la partita appena l'occasione sarà propizia.
Un buco in testa, per un uomo che non merita la sua pace, la sua solitudine. Sono stupido, lo so, e non so neanche perché lo farò, dato che non starò mai meglio.
Ma non starà più vita per nessuno dei due, allora.
Cioè, Alberto, questa è la cosa più vera, semplice, che tu ed io abbiamo mai fatto. Tu, scappare e nasconderti e io, rincorrerti, senza compromessi.
Unica conclusione possibile, morte per tutti e due, fine, pace, calma e tramonti eterni.
Il primo giorno di caldo vero, quando monto il cavalletto del Gépard sul tetto del palazzo abbandonato che si affaccia su Avenida Calassa, per poco non rinuncio, ho paura di sbagliare, paura di chiudere. Questa viuzza è l'unico punto coperto nelle tre ore di passeggiata mattutina dell'ex imprenditore, o lo faccio qui o niente..
Dove le cose si incontreranno, dove finiremo entrambi.
Per ucciderti, ho scelto un bel giorno di sole, con l'odore di sapone di marsiglia che sale negli angoli acuti e bui dei palazzi, negli androni delle scale degli edifici.
Poi non ho progetti, piani di fuga o altro, poi aspetterò che accada qualcosa, forse andandomi a bere uno di quegli ottimi caffè neri che traboccano dalle grosse moke arrugginite di Plaça do Comerçio.
Ecco dove voglio essere quando verranno.




Nessun commento:

Posta un commento