sabato 22 novembre 2014

Cassetto n°146

- Aveva una bella cameretta tutta per sé, studiava per fare la maestra, mi segui?
Lo zio Alfredo era di nuovo ubriaco, reggeva a malapena tra le dita un flute del peggior prosecco e mi osservava con lo sguardo stonato di un pulcino appena uscito dall'uovo
- io non era ancora sposato, non guardarmi con quella faccia
- come ti guardo?
- lo sai, voi giovani siete i peggio moralisti, ero a un ballo di soldati organizzato dalla chiesa

Elena, la mia ragazza non si vedeva, era andata in bagno mezz'ora fa, e mi accorsi che mi sarei dovuto sorbire l'ennesimo aneddoto di mio zio sulla dura e promiscua vita militare.
- era ancora una bambina, ma aveva un nome da vecchia: Ludovica, ci sono nomi più da maiala di altri no, ragazzo?
- si si… credo di si
- beh si era già fatta mettere una mano sotto la gonna a cena, sotto al tavolo. Sedevo di fianco a tua zia, sono cose che ti mandano all'altro mondo
Mi accorsi di volere qualcosa da bere, ma mio zio mi aveva bloccato al muro: avevo un tavolino a sinistra, e lui per tre quarti appoggiato al muro mi chiudeva la visuale a destra.
Sorrise, mostrandomi un dente d'oro e mi porse il suo bicchiere, rifiutai, mi sembrava una cosa schifosa.
- insomma, non ero certo il ragazzo più sveglio del mondo, ma lei aveva una stanzetta proprio nella casa di fianco al locale
Sorrise sempre di più, come se avesse altri denti d'oro ma mostrarmi, che non aveva
- io ero ubriaco, un pivello, andammo in camera sua, lei di schiena, iniziò a togliersi la giacca, la stanza era immersa da una luce soffusa, che non capivo da dove venisse forse candele, il letto era morbido ci affondai, doveva esserci stato un uomo al massimo la mattina stessa. Quella ragazza sapeva muoversi ragazzo, ma fu solo quando cominciò a sbottonarsi la gonna che me ne accorsi
- di cosa?
- le sue anche, aveva le anche larghissime, sproporzionate, larghe almeno il doppio delle spalle, non avevo notato prima, non era certo una ragazza robusta, ma si muoveva come come… una chitarra hai presente?
- una chiattarra. 
Sorrisi da solo, compiaciuto del mio gioco di parole

- Fino ad allora avevo guardato solo quelle cose che guardate voi giovani: il seno, il culo, i piedi, ma mentre lentamente sfilava gli slip mi accorsi che il tessuto che le solcava i fianchi, che scendeva lentamente sulla linea pallida delle sue anche, era la cosa più erotica che avessi mai visto
- e?
- e… bevve un'altro sorso, e niente, venni lì, come un idiota, nelle mie mutande, senza neppure toccarla. Fu un bene, scappai via e non la rividi mai. Tecnicamente non tradii tua zia e mi misi al riparo da eventuali scappatelle future.

Mi appoggiò il bicchiere vuoto in mano, forse scambiandomi per un mobile
- Ma ancora oggi, nelle rare seghe che mi faccio, vedo solo quell'anca, ragazzo….delle volte si mangia meglio a saltarlo, un pasto, che dici?

Elena apparve dall'altra parte del salone, mi fece cenno di andare, non so perché ebbi un moto di stizza nei suoi confronti, anche di gelosia. La festa si avviava ai saluti, e mio zio, ora retto a spalla da due cugini materializzatisi non so da dove, si congedò
- Al prossimo matrimonio, che sarà il tuo, eh?
- eh vedremo zio, tu vai a letto
E vidi mio zio andarsene, perdersi tra i pochi invitati rimasti, di nuovo col bicchiere pieno in mano, come una svista del sceneggiatore, o di Dio.


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